LATINA – “Una relazione molto forte tra criminalità organizzata di stampo mafioso e e borghesia criminale che si muovono spesso in osmosi alimentandosi l’un l’altra”. Poche parole descrivono le novità che riguardano il territorio della provincia di Latina nel Rapporto “Mafie nel Lazio” (VI e VII volume dell’indagine), resoconto documentato delle principali inchieste giudiziarie sulle organizzazioni criminali nel Lazio relativo al periodo 2020/ primo semestre 2022. “Nelle indagini prese in esame in queste due edizioni del Rapporto emergono con maggiore chiarezza alcune caratteristiche sulla dinamicità delle famiglie mafiose: un’evoluzione storica del modello, un salto di qualità nell’agire delle mafie tradizionali nel Lazio che va dalla “testa di ponte”, ossia dal mero investimento in attività commerciali, alla delocalizzazione delle strutture criminali, fino alla stabilizzazione della cellula con l’importazione nel Lazio del metodo mafioso”.
Insieme a queste proiezioni sullo stesso territorio coesistono, inoltre, gruppi criminali autoctoni che danno vita a vere e proprie associazioni mafiose ma anche organizzazioni che, pur non rientrando nel profilo penale del 416 bis, sono egualmente pericolose perché accomunate dall’utilizzo del metodo mafioso. L’indagine, cui ha collaborato per la prima volta la giornalista pontina, Graziella Di Mambro – ricorda fra l’altro le inchieste che hanno coinvolto negli ultimi anni i cosiddetti colletti bianchi: Pasquale Maietta con la bancarotta del Latina Calcio 1932 e le accuse di riciclaggio transnazionale, trasferimento fraudolento di valori, reati tributari e societari e corruzione, reati aggravati dal vincolo associativo; Gina Cetrone, imprenditrice pontina ed ex consigliera regionale di FI (il processo è alle battute conclusive) accusata si estorsione con l’aggravante del metodo mafioso; e Luciano Iannotta ex presidente di Confartigianato arrestato in un’inchiesta della Dda di Roma su riciclaggio, estorsione e corruzione, patrimonio da 50 milioni sequestrato, processo che non riesce a partire, ultima è stata l’istanza alla Corte di Cassazione di legittimo sospetto.
Il presidente del Lazio Nicola Zingaretti presentando il Rapporto ha affermato che “Le mafie sono la negazione dei diritti. Opprimono, spargono paura, minano i legami sociali, esaltano l’abuso e il privilegio, usano le armi del ricatto e della minaccia, avvelenano la vita economica e le istituzioni civili. Lottare contro la mafia non è soltanto una stringente e, certo, doverosa esigenza morale e civile. È anche, quindi, una necessità per tutti: lo è, prima ancora che per la propria sicurezza, per la propria dignità e per la propria effettiva libertà. Una necessità per la società, che vuole essere libera, democratica, ordinata, solidale. Per questo motivo, la lotta alle mafie riguarda tutti. Nessuno può dire: non mi interessa. Nessuno può pensare di chiamarsene fuori. È un compito che riguarda ciascuno di noi: nell’agire quotidiano, nei comportamenti personali, nella percezione del bene comune, nell’etica pubblica che riusciamo ad esprimere”.
Per Gianpiero Cioffredi, presidente dell’Osservatorio Criminalità della Regione Lazio “dal monitoraggio in questo Rapporto emergono una molteplicità di forme criminali che ormai caratterizza il contesto criminale laziale rendendolo unico rispetto ad altre regioni considerate “non a tradizionale presenza mafiosa”. Alla documentazione anche quest’anno il Rapporto affianca alcuni numeri dello straordinario lavoro delle Forze di Polizia e della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma ai quali dedichiamo la nostra pubblicazione. Nel triennio 2019-2021 gli indagati per associazione mafiosa sono stati nella nostra regione 544 persone mentre gli indagati per reati aggravati dal metodo mafioso sono stati 1992 persone e gli indagati per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga ben 5945. Nel Lazio solo nel 2021 sono state 3471 operazioni antidroga che colloca la nostra regione al secondo posto per operazioni mentre Roma è al primo posto. Le operazioni Finanziarie sospette registrate da Uif Bankitalia sono passate da 14329 del 2020 a 17236 del 2021, numeri che configurano Roma come capitale del riciclaggio. Così come poderosa è stata l’attività in questi anni di confisca e sequestri con ben 5200 immobili e 1040 aziende . Numeri che esaltano il lavoro degli investigatori cosi come caricano di responsabilità tutti gli attori sociali e istituzionali”.