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Tasse, nel Lazio aumenta l’addizionale Irpef (ora al 3,3%), ma solo per i redditi sopra i 35mila euro

Nella legge di stabilità approvata alle 4 del mattino alla Pisana arriva l'Isee per trasporti e sanità

Consiglio regionale

Consiglio regionale

 Il Consiglio regionale del Lazio, presieduto da Daniele Leodori, ha approvato con 28 voti favorevoli e 8 contrari la Legge di stabilità regionale 2015 (proposta di legge 230) e il Bilancio di previsione 2015-2017 (pl 229). Il voto finale è arrivato poco dopo le 4 del mattino dopo l’approvazione di due maxisubemendamenti  a firma dell’assessore al Bilancio Alessandra Sartore con i quali la Giunta ha blindato il provvedimento, facendo così decadere gli oltre 2600 emendamenti e subemendamenti presentati.

La Legge di stabilità definisce le nuove misure relative all’addizionale regionale Irpef: per il 2015 è aumentata dell’1,60% rispetto all’aliquota 2013 che era 1,73%. L’addizionale Irpef sarà dunque pari al 3,33% a partire dal 1 gennaio 2015, ma solo per i cittadini con reddito oltre 35 mila euro. Confermate le esenzioni per i cittadini fino a 50 mila euro e tre figli a carico.

Le nuove esenzioni saranno possibili grazie a una dotazione di quasi 200 mila euro per il 2015. Oltre l’80% dei contribuenti (2,350 milioni su 2,850 milioni), dunque, si troverà a pagare una Irpef regionale uguale o inferiore rispetto al 2014. Queste misure saranno subordinate all’approvazione di un’apposita legge entro il 30 aprile. La legge di stabilità prevede inoltre 1,5 milioni per ciascuno degli anni 2015, 2016 e 2017 per coprire gli oneri fiscali nei primi due anni delle start-up innovative.

Riviste le agevolazioni tariffarie concesse dalle società di servizio pubblico, l’introduzione dell’Isee tra i criteri per il rilascio di tali agevolazioni tariffarie e nel sistema di compartecipazione alla spesa sanitaria da parte dei cittadini.  Si stabilisce infine che la Regione presenti ogni quattro mesi una relazione alle commissioni consiliari permanenti in materia di salute e di bilancio sullo stato di attuazione della razionalizzazione della rete sanitaria.

 La parte libera, escludendo la sanità (11,5 miliardi che arrivano a 12,170 con i mutui), la quota nazionale trasporti (575 milioni) e altre risorse vincolate, ammonta a 3,69 miliardi, di cui 1,25 miliardi per pagare gli oneri finanziari sul debito, 949 milioni per le spese fisse e obbligatorie (trasporto pubblico locale, spese per il personale, per gli organi costituzionali, per gli enti e per le società controllate), oltre a 1,23 miliardi per le altre politiche correnti e di investimento e circa 200 milioni per il fondo per la riduzione della pressione fiscale. Entrate e uscite sono quantificate in 38,6 miliardi di euro in termini di competenza e in circa 41,7 miliardi di euro in termini di cassa per l’esercizio 2015, e in 31,8 miliardi per ciascuno degli anni 2016 e 2017 in termini di competenza. Anche in questo caso il maxi-subemendamento ha introdotto alcune modifiche riguardanti l’introduzione di ulteriori bilanci di enti regionali, la pubblicità delle variazioni di bilancio e alcuni stanziamenti.

Il M5s dopo la presentazione dei due maxisubemendamenti ha lasciato l’aula in segno di protesta. Cangemi (Ncd) ha parlato di atto vergognoso da parte della maggioranza.

Nel corso della seduta alla Pisana il Presidente Zingaretti ha commentato anche il caso delle spese pazze del Pd oggetto di un’inchiesta della Procura di Rieti sottolineando che lui stesso aveva chiesto che non fossero ricandidati i consiglieri uscenti.  «Già due anni fa chiesi un rinnovamento dei gruppi consiliari. Ora la giustizia faccia il suo corso». È quanto ha dichiarato  Zingaretti intervenendo in aula. E ha poi spiegato ancora: «Rispetto all’inchiesta aperta in queste ore, e dalle notizie che arrivano dai giornali rivendico che già in passato sentii l’esigenza di un rinnovamento, e lo feci a viso aperto. Se ora, oltre alle responsabilità politiche si aggiungono anche responsabilità di carattere giudiziario -ha proseguito Zingaretti- è giusto che si facciano i processi ma nelle aule di tribunali. E che non siano processi politici». E sempre riguardo all’inchiesta che ha coinvolto i consiglieri regionali del Pd ha poi spiegato ancora Zingaretti: «In uno stato di diritto è giusto che si vada avanti e che gli imputati si possano difendere».

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