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a bordo dell'Italica

Ricerca scientifica alla Fine del Mondo, il viaggio di Armando Macali

Il biologo marino di Latina è assegnato al Pnra dell'Enea

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LATINA – La luna da una parte e il sole dall’altra, divisi da una linea netta che separa giorno e notte. E’ lo spettacolo visibile solo ai pochi che si avventurano tra i ghiacci per raggiungere la Fine del Mondo. “Uno scenario meraviglioso” lo definisce Armando Macali, biologo marino di Latina, che all’età di 33 anni ha avuto la fortuna di attraversarlo giusto a Natale, navigando a bordo della rompighiaccio “Italica” dove si trova con il gruppo di ricercatori scelto per la XXXI Spedizione italiana in Antartide. Meta finale,  la stazione Mario Zucchelli, ovvero la Base Terra Nova, sede operativa del Programma Nazionale Ricerche in Antartide dell’ Enea. Qui, lungo la costa, i venti soffiano anche a 100 Km orari e la temperatura percepita può raggiungere i -40 C°. Per questa ragione, la missione è stata preparata con un faticoso addestramento sul Monte Bianco.

italicaLo scienziato pontino, che si è laureato alla Sapienza di Roma e ora sta terminando il dottorato di ricerca in Ecologia e Gestione delle Risorse Biologiche all’Università della Tuscia, fa parte di un team che si occuperà di studiare alcuni organismi particolari che vivono al Polo Sud: “Il mio compito – spiega – sarà quello campionare organismi marini, pesci e crostacei, per studiare particolari parassiti che sono associati a questi organismi e il network ecologico che si instaura con il parassita stesso. Questo materiale biologico servirà poi a compiere studi genetici”.

Armando Macali, una passione per la pesca e le immersioni subacquee coltivata sin da quando era poco più che un bambino per il puro desiderio di conoscere e osservare da vicino il mondo marino, oggi proprio grazie a questa sua passione si è ritrovato due assi nella manica. Queste abilità, unite agli studi, gli hanno infatti consentito di essere assegnato al Pnra dell’Enea.

IL PROGETTO – A Terra Nova, per circa 40 giorni, il ricercatore pescherà, con reti da pesca e coffe di profondità, per catturare organismi che vivono anche  100 metri sotto il livello del mare. Userà trappole per riuscire ad avere tra le mani piccoli crostacei da studiare: “L’idea – spiega ancora il biologo marino che ci parla da un telefono satellitare mentre è ancora in navigazione – è quella di avere una conoscenza approfondita di queste connessioni ecologiche in un ecosistema in cui l’uomo ha ancora un limitatissimo impatto per avere un sistema di riferimento con cui studiare altri ambienti come il Mar Mediterraneo dove l’attività antropica e molto più incidente”.iceberg
IL VIAGGIO – Il viaggio è stato avventuroso e non è terminato: lo spessore dei ghiacci, superiore rispetto a quello atteso in questo periodo dell’anno (nell’emisfero boreale è estate) ha ritardato le tappe di circa quattro giorni e le condizioni meteo-marine con i forti venti e le nevicate che si stanno abbattendo sull’ Oceano Pacifico del Sud non promettono di accelerarlo.
Ci sono stati anche momenti difficili: “Eravamo pronti agli uragani, sapevamo di dover affrontare situazioni estreme, ma fermarsi per quattro giorni in un punto in cui il paesaggio è una distesa di ghiaccio che sembra interminabile, tutto è avvolto in una nebbia fittissima e la luce è sempre uguale, ti impedisce di distinguere tra il giorno e la notte, ti priva del senso del tempo e dello spazio. Sembra di essere sempre nello stesso posto alla stessa ora. Un contesto surreale”.

In compenso, lo spettacolo che si è presentato prima del 60° parallelo è stato indimenticabile: “La luna a destra, il sole sulla sinistra all’orizzonte e una linea netta che discriminava il giorno e la notte: è stato straordinario – racconta –  Poi, di colpo, senza alcun preavviso ci siamo trovati nel giorno perenne dove il sole non scende mai sotto la linea del mare. Un altro spettacolo  – aggiunge  – è stato tra il 63° e il 64° parallelo dove invece abbiamo incrociato la rotta dei grandi cetacei marini che in previsione dello scioglimento dei ghiacciai si muovono per raggiungere le acque ricche di alimenti”. 

Il viaggio continua e, satellitare permettendo, torneremo a farci raccontare il prosieguo, direttamente dal plateau antartico dove Armando Macali comincerà la sua attività di ricercatore.

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