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Buona Scuola, partito l’iter per il referendum

Depositati in Cassazione i quattro quesiti abrogativi. Al via la raccolta firme

scuola assembleaLATINA – «Ci batteremo con tutti gli strumenti che la democrazia consente per cancellare questa legge che riteniamo iniqua e dannosa per la scuola pubblica statale». Così la coordinatrice della Gilda Insegnanti di Latina, Patrizia Giovannini, rilancia la battaglia contro la Buona Scuola dopo il convegno organizzato dal sindacato nazionale e dall’Associazione Docenti Art 33, tenuto presso la sala Capranichetta di piazza Montecitorio a Roma il 16 marzo scorso.

La mossa successiva al convegno è stata fatta oggi: sono stati infatti depositati in Cassazione i quattro quesiti referendari per l’abrogazione di altrettanti punti della legge 107, a partire da quello inerente i poteri del dirigente scolastico. Su iniziativa dei sindacati Gilda, Flc, Cobas e di diverse associazioni di cittadini e docenti verrà a questo punto avviata la raccolta delle firme necessarie per l’indizione del referendum abrogativo.

«Il referendum è uno strumento per provare a smontare una legge che risponde a logiche poco democratiche che mortificano il diritto all’istruzione così come configurato dalla Costituzione» hanno sottolineato Antonio D’Andrea, docente di diritto pubblico presso l’università di Brescia e Massimo Villone, professore di diritto costituzionale alla Federico II di Napoli, intervenuti entrambi al convegno. «Tra i punti più discutibili sotto il profilo della costituzionalità – ha evidenziato Villone – quello della scelta dei docenti che viene ancorata solo labilmente a griglie oggettive e a parametri verificabili come anzianità di servizio o esperienze maturate ed essenzialmente rimessa alla discrezione del dirigente per cui il docente scomodo, poco gradito o non abbastanza allineato è un docente a rischio. Anche per il cosiddetto bonus stipendiale il dirigente decide sostanzialmente da solo chi premiare chi no: è questo un sistema che bypassa la concezione fin qui seguita di una governance partecipata della scuola attraverso organi collegiali. È stata fatta una scelta di verticismo burocratico che configura un modello non compatibile con la Costituzione».

«Siamo di fronte a un modello liberista in cui l’economia prende il sopravvento e i ragazzi saranno valutati per competenza e non per conoscenza. Dobbiamo porre un argine a tutto questo – dice la Giovannini – andando anche oltre il microcosmo della scuola, unendoci ad altri comitati referendari che si stanno mobilitando su altri quesiti per fare un fronte unico contro la deriva autoritaria che si sta vivendo. Per quanto riguarda il comma 131 della legge sul computo dei 36 mesi di supplenza cumulabili – conclude la coordinatrice provinciale – la Gilda si riserva di avviare nei prossimi mesi ulteriori azioni e ricorsi alla Corte costituzionale».

 

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