LATINA – “Una telefonata di congratulazioni non era sufficiente. Ho sentito il bisogno di ringraziare personalmente, il Questore Carmine Belfiore, il vicequestore Carmine Mosca e uno ad uno tutti i poliziotti della Squadra Mobile che hanno permesso questo importantissimo risultato”. Parla da coordinatore delle forze dell’ordine, Maria Rosa Trio, il prefetto di Latina che questa mattina ha voluto rendere omaggio, lasciando il Palazzo del Governo e raggiungendo la questura, agli uomini di Alba Pontina, l’inchiesta che ha smantellato la mafia locale: il clan Di Silvio.
“Questa operazione affonda le sue radici in un lungo lavoro svolto negli anni. Il risultato preventivo e repressivo possiamo dire con soddisfazione che funziona. Abbiamo scritto una di quelle pagine bianche di cui ho parlato in occasione della festa della polizia”, ha detto Belfiore che ha ricevuto dalle mani del prefetto una targa.
GLI INTERROGATORI – Intanto oggi nel carcere di Latina per rogatoria sono cominciati davanti al gip Mara Mattioli gli interrogatori degli arrestati in carcere. A partire dalla cupola della mafia pontina composta da Armando Di Silvio considerato il capo indiscusso con potere assoluto su tutti, che a sorpresa si è discolpato dicendosi estraneo ai fatti: “Io non c’entro e non so nemmeno che cosa abbiano fatto i miei figli”.
Rendendo dichiarazioni spontanee, dopo essersi avvalsi della facoltà di non rispondere, i figli di Armando Di Silvio, Gianluca e Samuele, hanno tenuto la stessa linea: “Nostro padre non c’entra”.
In silenzio davanti al Gip anche Daniele Sicignano, Ismail El Gayesh, Mohamed Jandoubi, Hacene Ounissi e Federico Arcieri, mentre ha respinto le accuse Matteo Lombardi. Gli interrogatori proseguono anche nelle carceri di Velletri e Rebibbia dove si trovano gli altri indagati e le donne del clan.