LATINA – Lo sciopero generale per il clima ha in parte oscurato, ma non fermato quello programmato dal settore delle costruzioni nel lazio, che si è tenuto a Roma. “Mancava da più di 20 anni ma si è reso necessario a causa del perdurare di una crisi che ha portato dal 2008 ad oggi alla perdita di circa 600mila posti di lavoro a livello Nazionale. La nostra regione, ha contribuito a quei dati, con la perdita di oltre 50mila posti di lavoro ,di cui 30 mila a Roma senza considerare l’indotto, 6000 i posti persi a Latina”, dicono i sindacati di categoria di Cgil Cisl e Uil .
SICUREZZA – “Scendiamo in piazza per tutelare i lavoratori ma anche tutte quelle imprese regolari che oggi sono fuori dal mercato perché la competizione non si fa più sulla qualità ma sui costi. Ridurre i costi del lavoro vuol dire anche ridurre i costi della sicurezza e infatti è in aumento il numero dei morti tra i cantieri nonostante sia diminuito il numero degli occupati”, si legge in una nota con la quale si chiede un cambio di visione, “nuovi investimenti e nuove infrastrutture non le toppe a costo zero”. Per il Lazio, fra le altre, la Roma-Latina, l’adeguamento della Monte Lepini e la Cisterna Valmontone.
“Per questo chiediamo un tavolo di crisi del settore da istituire a Palazzo Chigi, un nuovo piano di investimenti per avviare le opere, il completamento delle opere incompiute, sistemi di riqualificazione delle imprese, il rafforzamento del Durc con la congruità, la qualificazione delle stazioni appaltanti ,il contrasto al dumping contrattuale, visto il sempre più alto utilizzo di contratti diversi da quello edile” dicono i segretari generali del lazio della FENEALUIL Agostino Calcagno, della FILCA CISL LAZIO, Fabio Turco e della FILLEA CGIL, Mario Guerci.
