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la lettera

Covid e uffici pubblici chiusi, Impresa Latina scrive al Ministro: “Riapriteli, troppe inefficienze con lo smart working”

Il presidente Olivetti reclama il ritorno in presenza negli uffici come già accaduto nel privato

LATINA – Riaprire gli uffici pubblici con il personale in presenza. Lo chiede Impresa, l’Associazione nazionale dell’Industria e delle Piccole e Medie Imprese nata a Latina e aderente al sistema delle Confcommercio, dopo aver raccolto dagli associati numerosissime rimostranze “rispetto ai continui e quotidiani disservizi e inefficienze riscontrate nell’erogazione dei servizi da parte della Pubblica Amministrazione, fenomeno che si è enormemente accentuato nella fase post lockdown”. Il presidente Giampaolo Olivetti ha scritto oggi al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte e al Ministro per la Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone.

“Le aziende sono ormai ripartite a pieno regime e dopo l’iniziale esperienza dello smart working, i lavoratori sono rientrati tutti fisicamente nei reparti produttivi e negli uffici”, dice Olivetti sottolineando che “il mondo produttivo, dei commercianti, degli artigiani, dei coltivatori, dei servizi e di professionisti è ormai pienamente operativo nonostante le difficoltà post emergenza sanitaria” che per questa ragione “diventano fondamentali, in particolare per le imprese, tutti i servizi erogati dalla pubblica amministrazione la cui attività risulta ancora fortemente limitata e rallentata”.

Computer non funzionanti, connessioni che saltano, telefoni che squillano a vuoto: “Gli utenti  – scrive Impresa – segnalano difficoltà con gli uffici pubblici in questo periodo che si traducono quindi in ritardi e attese lunghissime anche per semplici documenti. Per questi motivi siamo a richiedere l’immediata riapertura degli uffici pubblici con il ritorno “in presenza” di tutti gli impiegati agli sportelli e l’operatività a pieno regime di tutti i servizi e le funzioni della P.A senza alcun limitazione”.

“Il paradosso – sottolinea il Direttore generale di Impresa Saverio Motolese – è che nel privato, rispettando tutte le misure previste dal protocollo sulla sicurezza, aziende e lavoratori garantiscono la presenza fisica e quindi il ritorno alla massima efficienza produttiva necessaria anche per recuperare il terreno perduto a seguito dell’emergenza sanitaria. Diversamente nel pubblico – nonostante tutte le regole stabilite per la tutela della salute come ad esempio la rilevazione della temperatura corporea delle persone in entrata, l’uso obbligatorio della mascherina a cui potrebbe aggiungersi la visiera, per i locali più affollati non si esclude l’utilizzo di barriere separatorie, orari dei servizi erogati al pubblico più flessibili etc. – si è deciso un rientro lento e molto parziale dei lavoratori che limita in modo intollerante l’erogazione dei servizi della P.A. funzionali per le attività imprenditoriali oltre che per i cittadini”.

Secondo l’associazione di categoria, di fatto, “in moltissimi casi lo smart working da parte dei dipendenti pubblici si traduce nella impossibilità di utilizzare correttamente e nei tempi utili il servizio pubblico da parte dell’utente finale”.

Nella lettera conclude il Presidente Olivetti: “L’obiettivo della ministra Fabiana Dadone, è di fare in modo che la macchina pubblica possa tornare a lavorare a pieno regime entro la fine dell’anno, ma mantenendo una quota di dipendenti pubblici che per tutto il 2021 continuerà a lavorare da remoto. Questi obiettivi e propositi sembrano essere incompatibili con le necessità ed esigenze quotidiane dei privati cittadini, imprenditori e professionisti che invece hanno bisogno subito che la P.A. ritorni a pieno regime con la riattivazione di tutti gli uffici pubblici che erogano i servizi e con la presenza fisica di tutti i lavoratori pubblici così come è già e avvenuto nel privato. Tutto questo anteponendo sempre il diritto fondamentale alla salute che deve avere lo stesso grado di considerazione tra pubblico e privato.”

 

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