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LATINA – “In un Lazio che non sa più produrre ricchezza puntiamo sulle persone che sanno guardare oltre, ci rivolgiamo alle menti creative, convinti che possano generare quella spinta necessaria a ripartire”. Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti premia con questa motivazione (al termine di una giornata dedicata al tema “Latina per la creatività”) lo stilista Maurizio Galante che per sperimentare il suo genio e imporlo all’attenzione internazionale si è dovuto trasferire a Parigi. Oggi, Maurizio è cavaliere delle Arti in Francia, usa un elegantissimo voilà come intercalare, annovera tra i suoi collezionisti l’architetta Zaha Hadid, ma non ha dimenticato le sue radici.
L’assessore alla Cultura Lidia Ravera, introducendo la serata-omaggio, usa una frase di Galante “in Italia i giovani vengono lasciati soli. Per salvarsi bisogna credere in sé stessi, la Francia riconosce il talento”, per spiegare (e dunque promettere) al pubblico numeroso presente in sala che alla fine del mandato in Regione vorrebbe che si potesse dire del Lazio, la stessa cosa: “Che riconosce e premia il talento”.
Nell’emiciclo di Palazzo M, troppe poche le sedie per accogliere la grande famiglia Galante-Cinelli, gli amici di sempre, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Sesa Amici, il consigliere regionale Enrico Forte e i tanti cittadini arrivati ad ascoltare e applaudire “una bella storia”, quella di un ragazzo iscritto al Liceo artistico di Latina, che ha sempre guardato davanti a sé, che girava in bici quando lo facevano solo i pionieri della bonifica (ormai a riposo dopo le fatiche dei poderi) e che ancora oggi a Parigi usa come normale mezzo per spostarsi la sua bicicletta nera, come ha raccontato la scenografa e storica della moda Bonizza Giordani Aragno, che ha avuto occasione di incontrarlo per le strade della capitale francese.
“Maurizio, a differenza di altri colleghi, non è un sarto, è un architetto dell’abito”, ha spiegato l’esperta che lo segue da quando esordì con la sua prima “faticata” collezione: “In effetti – racconta lui – non mi sono mai sentito un sarto anche se poi di fatto lo faccio, perché quello che mi interessa è la struttura di un abito”.
Per questa ragione oggi Galante non si può più definire solo “stilista”, e gli oggetti di design prodotti dal suo genio creativo, in collaborazione con il compagno di vita e di lavoro Tal Lachman, sono pezzi di culto e ieri sera componevano la scenografia, per raccontare un’altra parte di questa storia nata in Agro Pontino: il puof-cactus su cui era seduto (di cui esiste anche la versione divano, il Canapè Cactus) e le due versioni della la poltrona Luigi XV va a Sparta (prodotti da Cerruti Baleri), dove erano accomodati la Aragno e il giornalista Vittorio Buongiorno, sono il frutto di uno studio approfondito dei materiali e delle strutture che accompagna da sempre il lavoro di Galante. Come la ricerca degli artigiani, perché – spiega – “sono loro gli antesignani di un designer”.
In chiusura l’invito ad aprire un tavolo che possa proporre un progetto di rinascita per il territorio pontino, e l’impegno a collaborare in maniera “altruistica”: “Qui è come essere davanti ad una bellissima libreria dalla quale sono caduti a terra disordinatamente i volumi. C’è tutto, ma c’è bisogno di che li rimetta al loro posto”.
Poi, l’emozione nel finale, con il saluto ai genitori Maria Pia e Carlo, nominati custodi della targa alla creatività ricevuta dalla Regione Lazio; al fratello Paolo, l’imprenditore con il quale ha fondato la sua prima azienda di moda; e il ricordo di due amici che non ci sono più, Marco Berardi, “la dolcezza”, e Paola Perrelli “bella e intelligente come solo una donna può essere”. Perché le radici sono qui.
