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la giornata mondiale

Un caffè a Casa Aima per incontrare le famiglie dei malati di Alzheimer

La presidente Daniela Berton: "Difficile dare risposte con il Covid-19, ma facciamo tutto il possibile"

LATINA – “Un caffè a casa Aima”. Così l’associazione di volontariato che da anni opera a Latina per dare sostegno ai malati di Alzheimer e alle loro famiglie, festeggia oggi la Giornata istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Alzheimers Disease International, con l’obiettivo di creare una coscienza pubblica sugli enormi problemi provocati da questa malattia e permettere che famiglie, medici, ricercatori socio-sanitari e organizzazioni lavorino insieme per dare risposte concrete ai bisogni dei malati e delle loro famiglie.

Risposte che in questo particolare frangente, con il Covid-19, non è stato semplice dare. “Noi ce l’abbiamo messa tutta, abbiamo fatto il possibile  per mantenere la distanza fisica che ci viene imposta dalla normativa di contenimento dell’infezione, ma per accorciare la distanza sociale e tentare di essere comunque vicini alle famiglie e ai pazienti che hanno molto bisogno di aiuto – dice la presidente di Casa Aima Latina, Daniela Berton –  Ci stiamo anche attivando per riprendere il servizio in sede e attendiamo dalla Asl e dal Comune indicazioni su come poterci muovere. Stiamo anche studiando come eventualmente attivare il servizio a domicilio, ancora non  sappiamo se sarà possibile, per ora sono idee, ma ci stiamo lavorando”.

Elevati i numeri di questa malattia: circa 2000 sono i malati in provincia di Latina secondo stime molto prudenziali. Intanto, per non spezzare il filo,  oggi pomeriggio negli spazi esterni dell’Associazione in Via Vespucci, si incontreranno le famiglie dei malati, i volontari,  il geriatra dottor Alberto Righi, e con la partecipazione della vicepresidente dell’Ordine dei Medici, Rita Salvatori e del sindaco di Latina Damiano Coletta per “Un caffè a Casa Aima”.

“Sarà un modo per far sentire la nostra presenza, vogliamo dire alle famiglie di essere fiduciose come lo siamo noi”, ci ha raccontato Daniela Berton

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