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darpa Subterranean Challenge

Un ingegnere di Latina vince le Olimpiadi della robotica: Marco Tranzatto ha 31 anni e ha studiato al Marconi

Con un team internazionale e quattro cani-robot ha superato anche il gruppo di ricercatori della Nasa

LATINA – C’è un ingegnere robotico di Latina nel team internazionale che, due settimane fa, negli Usa, ha vinto la gara nata per selezionare (e sostenere finanziariamente) le migliori invenzioni per la ricerca di persone disperse in ambienti sotterranei: gallerie, miniere, caverne o ambienti cittadini come metropolitane e macerie in caso di terremoti. Lui si chiama Marco Tranzatto, ha 31 anni e qualche anno fa, prima di laurearsi in ingegneria robotica all’Università di Pisa,  sedeva tra i banchi del Liceo Tecnologico Marconi: “Me lo aveva consigliato un professore di scuola media, sono stato sempre affascinato da computer e robot – ha raccontato – ed è lì che ho imparato a coltivare il mio interesse per l’informatica. Credo di avere avuto la grande fortuna di incontrare insegnanti che mi hanno trasmesso passione, a loro va il mio grazie”, dice il ricercatore appena rientrato in Italia dalla Svizzera dove lavora al Politecnico Federale di  Zurigo.

OLIMPIADI DELLA ROBOTICA – Con il Team Cerberus (dal nome del famoso cane a tre teste della mitologia greca) Tranzatto è risultato primo al Subterranean Challenge organizzato a Luisville in Kentucky dall’agenzia governativa statunitense  Defense Advanced Research Projects Agency-DARPA, battendo tra gli altri un team della Nasa. A vedere su Youtube le immagini di questa gara, sembra un videogioco, ma è tutt’altro: sono le olimpiadi della robotica.

CANI ROBOT – “L’idea della gara  – spiega Tranzatto – è quella di radunare i migliori ricercatori del mondo in questo settore e farli competere con le loro squadre di robot in ambienti sotterranei, naturali o metropolitani, che devono esplorare in maniera autonoma creando durante la loro missione una mappa in 3D dei luoghi, per individuare oggetti di interesse, un sopravvissuto o per esempio uno zaino che possa dare indicazioni sulla presenza umana. Tutto questo per aiutare le squadre di soccorso. L’obiettivo è proprio quello di vedere fin dove la tecnologia può arrivare e quanto i robot, affiancati all’uomo, possano aiutare”.

IL TEAM CERBERUS – La gara è stata durissima, è durata tre anni e la finale si è svolta due settimane fa. Con il giovane ingegnere di Latina c’erano ricercatori di enti internazionali e aziende del settore e in particolare, Gabriel Waibel, Lorenz Wellhausen, Markus Montenegro, Samuel Zimmermann, Shehryar Khattak, Takahiro Miki, Timon Homberger, Marco Hutter. Per Marco e per tutti loro, tanta soddisfazione personale e due milioni di dollari da impiegare nella ricerca, per migliorare ancora le prestazioni dei quattro robot-cane con i quali si sono presentati alla sfida sotterranea e che hanno lavorato in contemporanea esplorando per un’ora, e per diversi chilometri, questi ambienti ostili.

ROBOT AMICI – “Lavoriamo talmente a stretto contatto con i robot che ci affezioniamo, diventano quasi come animali domestici, ognuno con il suo nome. Ora stiamo utilizzando la terza generazione di questi robot che  chiamiamo Animal C (uno è Cow C,  un altro Camel C e così via). Naturalmente restano in laboratorio e non possiamo davvero portarli a casa, perché sono piuttosto rumorosi, ognuno pesa circa 50 chili e credo che i vicini non gradirebbero. Ai ragazzi dico che la ricerca in questo campo sta facendo grandi passi e c’è molta richiesta. Chi ha la passione, in questo settore può trovare lavoro, viaggiare molto e anche divertirsi. A me piace molto”.

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