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musica antica

Madrigali a cinque voci: comincia l’Early Music Festival

A Sermoneta sabato 10 la manifestazione apre con Arsi e Tesi

at01SERMONETA – Prende il via la quarta edizione dell’Early Music Festival organizzato dal Dipartimento di Musica Antica del Conservatorio “O. Respighi” di Latina e ospitato dal Comune di Sermoneta. Ad inaugurare il ciclo di concerti dedicati alla diffusione del repertorio prevalentemente barocco sarà una produzione del gruppo vocale pontino Arsi e Tèsi composto da Monica Di Maria, soprano,  Martina Loi, soprano, Silvia Elisabetta Pasquali Coluzzi, alto, Fabrizio Giovannetti, tenore  e Tony Corradini, basso, direzione e coordinamento.

Si inizia sabato 10 settembre alle ore 21 nella Chiesa di San Michele Arcangelo di Sermoneta con Le Stagioni degli Svaghi, madrigali a cinque voci.  “Dal titolo del concerto  – spiega in una nota il maestro Giorgio Spolverini Coordinatore Dipartimento Musica Antica del Respighi – si evince il chiaro riferimento alle stagioni, non solo atmosferiche, che non costituiscono un tema compiuto e ricorrente nel panorama musicale rinascimentale e barocco. Riferimenti ai momenti dell’anno si trovano qui e là e sono intesi piuttosto come espressione metaforica degli stati d’animo (Petrarca docet): la primavera su tutte, come simbolo dell’amore che rinasce, o quale elemento di contrasto alle sofferenze del poeta”.

NOTE DI SALA a cura di Tony Corradini

La letteratura musicale madrigalistica italiana del tardo Rinascimento e del primo Barocco annovera numerose opere dedicate ai divertimenti, alle mascherate, agli svaghi, alle danze, alle cacce. La raffinata cultura cortese del periodo è la culla di questa produzione dedicata prevalentemente a facoltosi appassionati e nobili dilettanti; termine, quest’ultimo, che deve essere inteso nel suo significato etimologico, poiché coloro che eseguivano questi canti per diletto disponevano solitamente di una solida formazione musicale. Il genere madrigalistico, lungo la sua evoluzione, fece della stretta unione di parole e musica la caratteristica principale, attribuendo ai testi il ruolo predominante: la musica, pur nella sua bellezza, finisce col divenire elemento subordinato al senso delle parole e funzionale al senso del testo. Essa si modella sui versi, anziché fungere da contenitore melodico di una poesia costretta tra le note. Sul finire del Cinquecento, il madrigale cominciò ad essere impiegato anche con finalità più spiccatamente espressive, dando vita alla cosiddetta commedia madrigalesca o commedia armonica. In essa erano rappresentate le scene più diverse, con simulazioni di cacce, imitazioni di stranieri (l’ebreo e il tedesco su tutti), brani con testi scioglilingua, grottesche rappresentazioni di mercanti, soldati ed elementi della più varia umanità. Orazio Vecchi, forse il maggior autore di questo genere di musica, lo definiva “teatro dell’udito” e suggeriva anche il modo di gustarlo: «… questo… spettacolo, si mira con la mente, dov’entra per l’orecchie e non per gli occhi. Perciò silenzio fate e, invece di vedere, ora ascoltate». Adriano Banchieri, monaco olivetano, nonché musicista e letterato che visse a Bologna a cavallo tra ‘500 e ‘600, fu uno dei principali compositori che si cimentarono nella scrittura di commedie armoniche, riversandovi il suo spirito umoristico e bizzarro (Il Festino del Giovedì Grasso avanti Cena, La Pazzia Senile, Il Zabaione Musicale e altre). De La Barca di Venetia per Padova, opera in venti madrigali composta nel 1605 e ripubblicata nel 1623 con alcune variazioni, si esegue un estratto. Nella Barca, in un’ambientazione comica e popolaresca, si narra il viaggio di una comitiva di pescatori, studenti, giovani innamorati, ebrei, mercanti, musicisti, cortigiane, un tedesco ed altri curiosi personaggi provenienti da tutta Italia, che da Venezia si recano appunto a Padova. Il racconto si snoda attraverso piccoli quadri musicali, composti secondo le strutture consuete del tempo: madrigali, cacce, villanelle, canzoni. Non c’è identificazione tra personaggi e singoli cantori e il discorso musicale è portato avanti da un solo personaggio: il Coro, che spesso canta tutto unito, talvolta spezzato in due e, occasionalmente, lasciando a ciascun cantore la realizzazione di un personaggio. Le stagioni atmosferiche non costituiscono invece un tema compiuto e ricorrente nel panorama musicale rinascimentale. Riferimenti ai momenti dell’anno si trovano qui e là, ma piuttosto come espressione metaforica degli stati d’animo (Petrarca docet): la primavera su tutte, come simbolo dell’amore che rinasce, o quale elemento di contrasto alle sofferenze del poeta. La prima opera musicale sulle stagioni che si conosca è costituita dalla raccolta “I Diporti della Villa in ogni stagione”, i cui ventuno madrigali su testo unitario vennero composti da cinque diversi musicisti. Il poema inneggia ai piaceri della vita in campagna nell’alternarsi dei momenti dell’anno e illustra, in un susseguirsi di immagini, le occupazioni e gli svaghi cui nei diversi mesi si dedicano gli uomini che abitano lontano dalla confusione urbana. Compaiono, per così dire “davanti agli occhi degli ascoltatori”, prati, fiumi, fiori, alberi, una fauna variegata, pastori, contadini, vino, frutti, pesca, caccia, bagni e danze. Dei Diporti vengono eseguiti la Primavera e l’Estate. Altri brani coevi sul medesimo argomento o sulla descrizione del paesaggio completano il programma. E’ inoltre presente un breve inserto dedicato al madrigale amoroso (Nanino). Il circolo è aperto e chiuso dall’esaltazione della primavera e dalla descrizione di un sereno paesaggio in cui le note cinguettate dagli uccelli gareggiano con la musica prodotta dal vento fra le fronde.

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