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L'Intervista

Elisa Rossi e Rebel Jazz 4tet: Musica di R-Esistenza

A tu per tu con Elisa Rossi, cantante di Latina che attraverso il jazz racconta l'oppressione di un popolo e la conquista della libertà.

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Luna Notizie ha intervistato Elisa Rossi, cantante Jazz di Latina e docente del Centro di Ricerca e Formazione Vocale Nuda Voce.

Tra le varie formazioni di Elisa spicca RebelJazz 4tet, un quartetto jazz che ripercorre i 4 secoli di razzismo e schiavitù del popolo afroamericano. Oltre ad Elisa alla voce, la formazione vede Gabriele Manzi al Pianoforte, Flavio Bertipaglia al contrabbasso e Marco Malagola alla batteria, accompagnati dalle voci narranti Emanuele Accapezzato e Valeria Scisciò.

L’obiettivo del progetto è rielaborare ed esprimere l’importanza e il valore della libertà attraverso la musica, che parte dai confini statunitensi e diventa grido di riscatto per l’umanità intera.

Elisa si è lasciata intervistare mostrandoci da vicino il grande universo del jazz, genere musicale dalle mille sfaccettature che ha segnato un’epoca e di cui si sente parlare forse troppo poco.

Il jazz è un mondo molto vasto, racchiude decenni di identità e idee musicali in una sola parola. Ma se dovessi spiegarlo in breve a chi non è pratico del settore, come lo descriveresti?

La risposta è molto complessa e articolata. Innanzitutto c’è da tener conto che le evoluzioni di un linguaggio estremamente vitale come il jazz si dipanano tra ben 4 secoli di storia, nella quale affondano le più profonde radici di una musica mutevole e interagente, capace di rinnovarsi nel tempo pur conservando accuratamente le sue tradizioni e memorie.

La musica afroamericana è legata indissolubilmente ad una estenuante lotta in nome di una libertà che tardò a sopraggiungere, è cresciuta in un contesto di forte oppressione e discriminazione razziale, di repentini e difficili cambiamenti sociali, sviluppando contestualmente una forte tenacia e capacità di adattamento, superando limiti e contraddizioni del proprio tempo. Fu un tramite indispensabile per comunicare e socializzare, per evadere da una quotidianità opprimente, per sognare e fuggire, veicolare ribellioni, per rivendicare un naturale bisogno di amore e riconoscimento, esprimere un dolore: anche il jazz è stato testimone di questa realtà ed è riuscito a suo modo a superare le barriere del colore e della diversità, ad affrontare anche politicamente tematiche sociali o esistenziali, a giocare con le forme e le regole sintattico-musicali, generando nuovi stili e idee innovative di eccezionale valore artistico. E’ mezzo comunicativo, azione politica e forma d’arte. Le qualità intrinseche della materia musicale sono state messe in risalto da questa tradizione musicale e portate al massimo del loro potenziale.

Il jazz ha saputo conquistare il mondo con la sua energia travolgente e il suo estro creativo, persevera nel tempo permettendo grandi momenti di condivisione e contaminazione culturale, ha elevato il ruolo dell’improvvisazione ed il suo valore attraverso la ricerca costante della più sublime libertà espressiva. I musicisti jazz ritrovano nell’improvvisazione e nella propria ricerca timbrica e sonora, modi sempre diversi e unici per rappresentare se stessi all’interno di un dato contesto sociale in cui sono immersi ed al contempo ritrovano nuove dimensioni per connettersi e relazionarsi agli altri.

A mio avviso il jazz può essere considerato un grande esempio di rivoluzionaria espressività attraverso cui far emergere il valore stesso della libertà, della propria identità e unicità (non solo musicale), senza perdere di vista il valore stesso della condivisione e della socialità .

Il tuo progetto RebelJazz 4et ha il proposito molto ambizioso – e lodevole – di mettere in luce l’aspetto legato ai diritti civili degli afro-americani e alla loro identità. Ti va di parlarne?

Il nostro intento è di dare voce a testimonianze musicali, permettendo all’ascoltatore di calarsi, se vuole, in sentieri dolorosi, ma anche di attraversare e godere dell’energia travolgente e dell’estro creativo insito nello spirito di questa musica. E’ così che abbiamo cercato di presentare alcuni dei più significativi brani/testimonianze di questo percorso, “cronache di una r-esistenza” coraggiosa che tracciando in maniera più o meno diretta storie di deportazione e schiavitù, segregazione e battaglie per i diritti civili, desideri e speranze non sempre infrante.

Abbiamo rielaborato musicalmente alcuni spiritual tratti dai canti di dolore o direttamente dalle folksong associate all’Underground Railroad, come Follow the drinking gourd, una sorta di mappa per indicare i percorsi da seguire ed aiutare gli schiavi a fuggire, raggiungendo i territori del nord per ottenere la libertà.

Nel repertorio non mancano brani più moderni e scritti da musicisti molto impegnati politicamente, come Max Roach, Abbey Lincoln e Nina Simone con la celebre Mississippi Goddam, celebre inno dei movimenti per i diritti civili il cui testo ci riporta alla marcia su Selma e ad alcuni tragici attentati ad opera del Ku Kux Clann. Mentre le folksong hanno subito arrangiamenti più elaborati dalle sonorità più moderne, questi ultimi sono stati mantenuti volutamente più in linea con l’originale.

Non poteva infine mancare la splendida e straziante poesia di Abel Meeropol che ha dato vita al brano musicale Strange Fruit, reso celebre nel ’39  dalla voce meravigliosa di Billie Hiliday,  un brano che denuncerà il dramma el’orrore dei linciaggi.  Per rendere intellegibile a tutti il significato di questo testo abbiamo intrecciato alla voce cantata una parte recitata, estendendo poi questa logica a tutto il repertorio. Il risultato finale è un “concept-concert” jazz emozionante, impreziosito dall’intervento di voci narranti con un intreccio originale tra cinema, poesia e jazz.

E per quanto riguarda la poesia, oltre la musica? C’è qualche poeta o pensatore afro-americano a cui sei legata e che ti senti di consigliare?

Sicuramente i testi di Amiri Baraka tra cui Il Popolo del Blues: Sociologia degli afroamericani attraverso il jazz, ma anche il libro di Colson Whitehead La Ferrovia Sotterranea, che racconta in forma romanzata la storia dell’Underground Railroad, e infine Toni Morrison scrittrice formidabile a cui mi sto accostando di recente.

Come reagisce il pubblico quando sali sul palco? Quale è la reazione dell’ascoltatore medio che si trova davanti, ad esempio, una big band che esegue classici del jazz? Oh Dio, non saprei, dovreste chiederlo a loro, sicuramente con l’orchestra c’è più leggerezza e una risposta più ilare, mentre Rebel Jazz piace molto, ma lascia anche un po’ impietriti. Gli argomenti richiedono uno sforzo emotivo e culturale, anche se si possono ascoltare comunque con un po’ di sano distacco, soprattutto se il concerto è esclusivamente musicale.

Cosa ne pensi del nuovo panorama jazz? Ci sono musicisti contemporanei che ti piacciono per le loro evoluzioni e contaminazioni?

Il livello ormai è altissimo, pieno di giovani talentuosi, nonostante il pubblico resti ancora un po’ over. Un musicista contemporaneo che mi piace moltissimo, ipercontaminato, è il pianista e compositore armeno Tigran Hamasyan, la cantante Jazzmeia Horn e la mitica Rachelle Ferrell.

So che stai preparando anche un progetto che tratterà la canzone nella storia del cinema… ti va di anticiparci qualcosa?

Si, anche se questo è un progetto in via di realizzazione e più didattico. Coinvolge in particolare i miei allievi che si esibiranno dal vivo con me e con una band di professionisti in uno spettacolo dal vivo incentrato su un unico tema: la Canzone nel Cinema. Protagoniste le colonne sonore tratte dai più noti film, da Quentin Tarantino ai capolavori di Ennio Morricone, dal cinema muto a Il Cantante di Jazz (1927), primo film che segna la nascita dell’era del cinema sonoro, passando per i film che celebrano il Musical di Broadway. Insomma non mancherà di spaziare nei più disparati generi e stili musicali, e sarà per loro una palestra non indifferente.

Andiamo alle origini. Come hai iniziato il tuo percorso artistico? Quali sono i ricordi delle tue prime esibizioni live?

Ho sempre fatto musica ma senza credere molto nella possibilità di farlo anche come lavoro, poi nel  2004 a seguito di una meravigliosa esperienza ad Umbria Jazz con i Clinics ho preso in considerazione la possibilità  di prendere sul serio i miei studi e la mia passione.  Sono entrata al Conservatorio di Frosinone e ho iniziato le prime vere esperienze professionali, in particolare dal 2007 con il quartetto jazz Alice in Wonderland  intensificando anno dopo anno le mie collaborazioni.

I primi ricordi live? Tanta paura ed emozione, molta adrenalina e sentimenti contrastanti con cui ho dovuto lottare e fare i conti, per resistere ed arrivare fino ad oggi. Tanta voglia di mollare e al contempo di andare avanti per crescere.

Voliamo un po’ con la fantasia: se dovessi scegliere tre grandi artisti jazz del passato con cui fare una collaborazione immaginaria, chi sceglieresti e perchè?

Mi farei un bel quintetto con Mingus, Art Blakey, Cecil Taylor e John Coltrane, mi accontento di poco.

Oltre che una talentuosa cantante, sei anche un’ottima insegnante di musica. Quale consiglio ti sentiresti di dare ad una giovane voce che ha intenzione di intraprendere un cammino nell’ambito del jazz?

Grazie per il complimento. Sicuramente direi di studiare teoria e lettura musicale, tecnica vocale, improvvisazione, pianoforte, composizione e arrangiamento, lo stile e la storia del jazz, le sue origini, cosa purtroppo affatto scontata. Quindi di prendere l’abitudine e il rischio di improvvisare e variare i brani cercando di tirare fuori qualcosa di personale e possibilmente nuovo. Non è una cosa semplice ma merita quanto meno di provarci, di impegnarsi affinché si possa evitare di cadere in una facile trappola: fare del jazz, musica estremamente creativa, con l’atteggiamento di chi fa cover. Insomma studiare tanto e sempre, della serie “Più so, più so di non sapere”.

Hai prossimi concerti in programma, nuovi progetti o seminari di canto in preparazione? Dove potremo ascoltarti nel prossimo futuro?

Si, Il 19 luglio saremo in concerto con la Jazz Combo del Maestro Nando Martella ospiti di Ecosuoni, mentre il 27 luglio cena-concerto presso l’azienda Ganci a Latina con Mina in Jazz accompagnata da Vincenzo Bianchi al pianoforte, Flavio Bertipaglia al contrabbasso e Marco Malagola alla Batteria.

Poi mi si può ascoltare nell’album dei Namata-Shining summer dream, dove ho contribuito su tre brani con l’ arrangiamento vocale dei cori. Per la didattica stiamo lavorando su nuovi seminari con i nostri collaboratori esterni, tra cui abbiamo l’onore di avere Elisabetta Antonini come supporto didattico per la preparazione delle ammissioni ai conservatori, e infine un progetto Crowdfounding per il finanziamento del primo Centro di Ricerca e Documentazione sulla Vocalità Artistica a Latina, inserito all’interno del Centro di Formazione Vocale Nuda Voce. Quindi ad Agosto meritatissime vacanze(!) prima di rientrare a settembre con l’inizio dei corsi di Canto e Voce.

Per maggiori informazioni:

facebook.com/elisarossilivemusic

facebook.com/admvoce

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