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la presentazione

Diagnosi e cura, la Asl di Latina presenta il primo percorso assistenziale. In rosa

Casati: "Cominciamo dal Pdta del tumore della mammella, interventi trasversali di tante professionalità per aumentare la qualità"

LATINA – Il nome sembra una cosa per burocrati della sanità: PDTA, acronimo di percorso diagnostico terapeutico aziendale, ma quello che produrrà, è un beneficio diretto per i pazienti in termini di qualità del servizio. E quando si parla di salute, la cosa non può lasciare indifferenti.  A cambiare è l’approccio alla diagnosi e alla cura della patologia, ora attraverso l’apporto trasversale delle diverse professionalità e specialità cliniche necessarie ad affrontare il caso specifico.  E si comincia con un percorso rosa, riservato alle donne affette da tumore della mammella.

Il primo Pdta è stato presentato oggi al Goretti dal commissario straordinario Giorgio Casati, che ha affidato a Susanna Busco il compito di coordinare le varie figure coinvolte e strutturalo: dalla diagnosi (nel centro screening di radiologia senologica e mammografica), al trattamento medico, radioterapico e chirurgico (con il coinvolgimento della chirurgia senologica e  plastica, della medicina nucleare, dell’anatomia patologica, dell’oncologia, della radioterapia e della fisioterapia) senza trascurare, dove fosse necessaria, la preservazione della fertilità, gli studi di  genetica medica e la psico-oncologia. Per terminare con il follow up o in caso infausto, le cure palliative.

“Funzionerà se ciascuno farà la sua parte. Lo sforzo che dobbiamo fare è non focalizzare l’attenzione sul singolo atto, ma sul percorso”, ha spiegato Casati.

LA BREAST UNIT – E per non partire da zero, si comincia con il percorso assistenziale più strutturato, la cui ossatura è la Breast Unit guidata dal senologo Fabio Ricci (operativa ufficialmente da gennaio del 2016), percorso che oggi si arricchisce e si completa. “Il Pdta è un ulteriore passo in avanti – spiega Ricci –  la Breast Unit nella sua interezza fa proprie le linee guida più moderne e internazionali, le cala nella realtà locale e fa la cosiddetta presa in carico della paziente. La donna affetta da tumore della mammella viene seguita da un pool di professionisti dall’inizio della diagnosi fino alla fine del trattamento”.

Fondamentale l’attività di screening, che oggi ha una struttura dedicata al tumore della mammella con radiologi e tecnici specializzati e i cui numeri sono stati illustrati dalla dottoressa Gloria Fanelli che lavora nel team del radiologo Carlo De Masi: “Il 2016 è stato il primo anno in cui abbiamo lavorato a pieno regime con professionalità specializzate nel seno e i rusultati si sono visti. Abbiamo invitato a fare la mammografia 38mila donne pontine in fascia screening (tra i 50 e i 69 anni), la metà ha aderito. Abbiamo quindi effettuato 19331 mammografie, 1200 casi hanno avuto bisogno di approfondimento, 238 donne sono state sottoposte a biopsia e gli esami hanno rilevato 86 lesioni benigne, 15 border e 138 maligne. Fuori fascia con la campagna nastro rosa invece sono state controllate 770 pazienti fuori fascia  e scoperto 4 tumori in persone giovani, tra cui uno bilaterale”.

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