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Obesità, operati al Centro Bariatrico di Latina 1600 pazienti oversize

Il professor Silecchia: "Trattati al Goretti i primi adolescenti, ora guardiamo ai dializzati esclusi dalle liste di trapianto a causa delle complicanze dovute al peso"

LATINA –  La poltroncina sanitaria su cui si sta seduti di rimpetto alla scrivania del professor Gianfranco Silecchia è doppia, per evitare che si possa rompere sotto il peso del paziente: “Sarebbe la cosa peggiore”.  La bilancia sopporta pesi fino a 300 chili; il letto operatorio è rinforzato, così come quelli di degenza. E naturalmente la Tac è più grande del normale, in grado di accogliere le maxitaglie. Siamo a Latina, all’interno dell’Icot, nel Bariatric Center  dell’Università Sapienza Polo Pontino dove si pratica la terapia chirurgica metabolica. Dalla porta (ovviamente a misura) entrano pazienti dai 130 chili in su. Il caso più grave ne pesava 227. Il follow up non finirà mai: l’intervento allo stomaco consentirà loro di perdere decine di chili, di modificare radicalmente il loro aspetto e addirittura il loro gusto; permetterà alle donne di diventare mamme. Ma i pazienti dovranno essere seguiti per tutta la vita.

1600 OPERATI – “Dal 2013, anno in cui è stato aperto il nostro Centro, e fino alla fine del 2018, abbiamo eseguito interventi su circa 1600 pazienti, 350 nell’ultimo anno. Per darvi un’idea, nel solo 2018 abbiamo operato una montagna di 4200 chili, che ci aspettiamo si riduca del 20%, raggiungendo i 3600 kg”, spiega Silecchia che dirige il Centro di Eccellenza Europeo. In questa struttura universitaria pubblica, la migrazione sanitaria è al contrario: circa il 30% dei pazienti arriva a Latina da fuori Regione.

Chi approda qui, in genere, ha provato tutto il possibile senza successo: “Dalle fake news della dietologia, a dietisti di ogni tipo, nutrizionisti, corsi”, dice Silecchia. Il percorso comincia con la prima visita e un colloquio che è anche un racconto di vita. Poi altre visite specialistiche e l’intervento, che arriva nell’arco di circa 12 settimane. Quasi sempre il paziente ha già sviluppato complicanze gravi come diabete, ipertensione, apnee notturne, patologie articolari da carico e così via.

BARRIERA CULTURALE – “L’obiettivo della chirurgia dell’obesità non è, come qualcuno pensa, togliere peso ad un paziente identificato erroneamente come un negligente incapace di seguire regole, ma togliere il rischio di mortalità legato alle gravi complicanze che la sindrome metabolica comporta – rimarca Silecchia – E se nel corso dello screening pre-operatorio vengono fuori delle controindicazioni e il paziente non risulta eleggibile per l’intervento, noi ce ne prendiamo cura dal punto di vista medico secondo il principio dell’accoglienza, indirizzandolo verso il meglio che c’è oggi a disposizione”. Per questo il venerdì l’ambulatorio è aperto e non c’è bisogno di prenotare.

LE NUOVE FRONTIERE – Il futuro? “Abbiamo iniziato un programma rivolto agli adolescenti con il nuovo primario del Santa Maria Goretti, il professor Riccardo Lubrano e con la diabetologa Frida Leonetti, grazie alla sensibilità del direttore sanitario Giuseppe Visconti. Abbiamo operato i primi tre pazienti giovanissimi, tre ragazze tra i 15 e i 17 anni che vivevano il dramma di portarsi un fardello che gli aveva già dato complicanze che in genere si osservano negli adulti di 50. Implementeremo questo programma”.  Ma non è tutto. La prossima frontiera è offrire opportunità a malati dializzati che, a causa delle complicanze legate al peso, non possono accedere  alle liste di trapianto. “Stiamo preparando alcuni pazienti e li opereremo presto, al Santa Maria Goretti, dove un team si prenderà cura di loro. Questa opportunità significa eliminare una barriera all’accesso alle liste di attesa per il trapianto e dunque offrire una possibilità di vita”.

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