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operazione commodo

Un drone della Polizia fa scacco ai caporali: file di immigrati prelevati all’alba a Latina Scalo

Il ruolo di Vaccaro, il sindacalista della Fai Cisl che invece di aiutare i braccianti li usava per fare tessere

LATINA – Visti dal drone della Polizia di Stato gli immigrati sembrano formiche: in fila, al buio, a Latina Scalo, alle 4 di mattina mentre attendono i furgoni che li porteranno sui campi per tutta la giornata. Vengono stipati anche in venti sullo stesso mezzo che ne può trasportare al massimo nove. Succedeva su Via Epitaffio, allo Scalo, nelle frazioni intorno a Latina, grazie all’attività illegale della coop Agri Amici, che si serviva dei  mezzi forniti dalla Ellebi, e grazie alla compiacenza di un sindacalista della Fai Cisl, il segretario Marco Vaccaro, che  – beffando tutti – solo pochi giorni fa, era stato tra i firmatari del protocollo della Regione Lazio contro il caporalato. Vaccaro, però, gli sfruttatori e i caporali li copriva, in cambio di tessere per il sindacato. Vedeva anche le pratiche aumentare, sopratutto quelle di disoccupazione visto che nelle finte buste paga c’erano le ore necessarie per ottenerla. “A Babbo Natale ho chiesto 4000 disoccupati”, diceva al telefono. Un’organizzazione criminale quella scoperta nell’operazione Commodo della Squadra Mobile di Latina, che movimentava fino a cinquecento immigrati al giorno, fornendoli alle aziende non solo della provincia di Latina, ma anche a quelle di Roma, Frosinone  e Viterbo. Un giro per  fare  soldi. Tanti soldi. E tessere, tante tessere. Non importava se qualcuno si sentiva male dopo ore e ore sui campi: veniva messo sul ciglio della strada, in attesa che qualche automobilista lo soccorresse.

LA PACCHIA – Era la “pacchia”, per usare un termine tanto in voga, ma non certo per gli immigrati in stato di bisogno, che lavoravano in condizioni disumane per pochi spiccioli, piuttosto lo era per un gruppo di italiani che riuscivano a guadagnare dai 5 ai 10 mila euro al giorno lucrando su quanto le aziende pagavano realmente alla finta agenzia interinale Agri Amici (poi Unica), e quanto arrivava realmente nelle tasche di chi si spaccava la schiena anche per 13 ore consecutive per quattro euro l’ora. La polizia, grazie alle indagini dello Sco, il nucleo centrale della Polizia di Stato ha sequestrato beni e disponibilità bancarie dei componenti del gruppo criminale per oltre 4 milioni di euro. Cinquecentomila in contanti, molti dei quali erano chiusi in finte buste paga.

L’ISPETTORE DEL LAVORO – Con Vaccaro sono finiti in carcere su disposizione del Gip Gaetano Negro, l’amministratore della Agri Amici, Luigi Battisti 50 anni residente a Latina Scalo e l’amministratrice di fatto, Daniela Cerroni residente a Priverno. Ai domiciliari la figlia di Battisti, Chiara che si occupava della parte amministrativa, il prestanome Luca Di Pietro 48 anni di Latina e l’ispettore del Lavoro Nicola Spongiardi, 57 anni originario di Capua ma residente nel capoluogo. Quest’ultimo – ha spiegato il procuratore Aggiunto Carlo Lasperanza che ha coordinato le indagini con la collega Luigia Spinelli oggi in servizio presso la Dda di Roma – ne riceveva in cambio lavori che avrebbero incrementato le sue entrate.

“Devo dire un grazie particolare a due persone che hanno preferito perdere il lavoro presso pur di non diventare complici e ci hanno raccontato tutto. Questa è Latina”,  ha detto Lasperanza

LE COPERTURE – “L’indagine consente di evidenziare “il sistema” complesso che c’è dietro questo sfruttamento, parliamo di 500 lavoratori al giorno. Tutto grazie ad una sorta di copertura di chi avrebbe invece dovuto tutelare gli interessi dei lavoratori”, ha sottolineato il questore Carmine Belfiore.  E non è finita qui, perché tra i 50 indagati nella stessa inchiesta ci sono anche appartenenti ad altri enti pubblici.

LE INDAGINI  – Le indagini sono partite all’indomani dell’approvazione dell’articolo 603 bis del codice penale che punisce il Caporalato. “I controlli effettuati ci hanno convinti che serviva un approfondimento investigativo e abbiamo cominciato ad osservare il territorio per accorgerci subito di quanto accadeva”, ha raccontato il dirigente della squadra Mobile Carmine Mosca.

IL RUOLO DELLO SCO – “Il Servizio Centrale Operativo della polizia di stato sta investendo molto su un fenomeno così odioso e non poteva non essere presente qui a Latina”, ha sottolineato Giuseppe Testaì, vicequestore dello Sco.

 

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