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commissione welfare

A Latina una mozione contro il disegno di legge Pillon: sarà votata in Consiglio

Il testo illustrato dalle associazioni proponenti Centro Donna Lilith e Non una di Meno

(nella foto tratta dalla sua pagina Fb, il senatore Simone Pillon  autore del contestato disegno di legge)

LATINA – Sarà portata in consiglio comunale la mozione che prende posizione contro il disegno di legge Pillon che  – se approvato – riformerà in maniera sostanziale le norme relative all’affido dei figli e al mantenimento in caso di separazione dei coniugi, oltre che introdurre la mediazione familiare obbligatoria. La commissione Welfare, Partecipazione e Pari opportunità del Comune di Latina, che si è riunita oggi ha voluto mettere al centro il testo della mozione facendolo illustrare ai consiglieri comunali dalle associazioni proponenti: Centro Donna Lilith e Non una di Meno.

“Sono rimasto molto colpito dalle argomentazioni che hanno portato le associazioni che hanno proposto la mozione, che vede adesioni ormai in tutta Italia, e condivido le preoccupazioni esposte – ha commentato il consigliere di Latina Bene Comune, Emanuele Di Russo – Questo disegno di legge si inserisce in un percorso ormai chiaro di questo governo, che vuole mettere il cappello a normativa che già esiste, come nel caso della “legittima difesa”, con una presunta semplificazione ed esplicitazione di principi apparentemente condivisibili, ma banalizzando l’articolazione, la prudenza, la lungimiranza di leggi equilibrate che avrebbero invece bisogno di essere supportate da più adeguate risorse attuative e maggiori sforzi preventivi. È evidente che il ddl Pillon è concepito da chi non ha la minima idea di cosa sia il fenomeno della violenza di genere, dell’accoglienza delle diversità e del “libero arbitrio” (ma si professa a difesa dei valori cattolici) e non sa neanche cosa sia la laicità dello Stato e delle sue leggi. Questa è una fase importante entro la quale bisogna intervenire proprio per sollecitare le attenzioni necessarie, alimentare il dibattito e porre l’attenzione sulle reali esigenze delle persone interessate – figli, genitori e operatori – e sulla centralità della persona che non può essere considerata come banale prodotto di iter preconfezionati”.

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