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si torna in aula l'11 ottobre

Processo per l’uccisione di Desiree Mariottini: mamma, padre, sorellina, nonni e zia sono parte civile

Il gip ha ammesso anche il Comune di Roma, la Regione Lazio e due onlus

LATINA – “Campidoglio ammesso come parte civile nel processo per l’uccisione di Desirée Mariottini. Vogliamo giustizia: per atti del genere ci deve essere la certezza della pena. Al fianco della famiglia e degli amici di Desirée”. E’ il tweet  della sindaca di Roma Virginia Raggi al termine dell’udienza preliminare per l’omicidio della ragazza di Cisterna trovata priva di vita in uno stabile abbandonato del quartiere San Lorenzo il 19 ottobre scorso.  Un delitto che difficilmente si potrà dimenticare.

Il gip Clementina Forleo ha ammesso come parti civili anche tutti i parenti della ragazza che lo hanno chiesto: la mamma, il papà e la sorellina; i nonni; la zia. Ammessa anche la costituzione della Regione Lazio, e di due onlus. Nelle prossime udienze, fissate a strettissimo giro, venerdì 11 e lunedì 14 ottobre, il giudice deciderà anche sulle richieste di rinvio a giudizio che riguardano quattro cittadini africani che per la Procura di Roma avrebbero violentato a turno la ragazza dopo averla stordita con un mix di droghe e psicofarmaci, poi l’avrebbero lasciata agonizzare e quindi morire senza chiamare aiuto.

L’INCIDENTE PROBATORIO – Durante l’udienza preliminare si è svolto anche l’incidente probatorio con il quale è stata cristallizzata la testimonianza di uno dei presenti in quel tragico giorno di un anno fa, racconto che riguarda uno dei tanti terribili aspetti di questa vicenda, ovvero la mancata richiesta di soccorso al 118 quando si è capito che la ragazza agonizzava. Il teste ha riferito che gli imputati hanno impedito ai presenti minacciandoli di chiedere aiuto per Desireé.

LA DENUNCIA – Un vero colpo di teatro poi, quello dell’avvocata del Foro pontino Maria Antonietta Cestra che difende Yussef Salia accusato di omicidio volontario pluriaggravato, violenza sessuale e spaccio di stupefacenti. Ha depositato infatti una denuncia per abbandono di minore e omessa vigilanza nei confronti dei genitori della ragazza, la cui fragilità  – secondo il legale difensore – obbligava i parenti a prendersene cura con maggiore attenzione.

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