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you can

Un week end “da grandi”: esperienza di vita indipendente per i ragazzi di Latina della Diaphorà

La curatrice del progetto AbitiAMO Luisa Scapin: "Per arrivare al dopo di noi bisogna partire dal durante noi"

LATINA – Si chiama You Can,  ma la derivazione del nome non è esattamente anglosassone come sarà chiaro fra poche righe. Cominciamo intanto a spiegare che cosa è You Can. E’ il primo di una serie di fine settimana che l’associazione Diaphorà Onlus organizzerà a partire da marzo nell’ambito del progetto AbitiAMO, percorso di autonomia rivolto ai ragazzi con disabilità che frequentano la onlus. Per 48 ore infatti, i prescelti dovranno autogestirsi in tutto: fare la spesa, cucinare, sistemare la casa, decidere come organizzare la giornata, dividersi i compiti come si fa in una vera famiglia. Obiettivo: sperimentare (ora per tempi brevi) quella che potrebbe essere una futura vita autonoma.

L’ENTUSIASMO DEI RAGAZZI  You can è in realtà la pronuncia “modificata“ di weekend. E’ stato proprio l’entusiasmo mostrato da uno dei ragazzi, per la notizia dei due giorni da trascorrere fuori, senza genitori o fratelli maggiori al seguito, a suggerire il titolo di  questa imminente esperienza: “Francesco era talmente felice che non faceva altro che ripetere “Quando andiamo a fare il iu chen?” (impronunciabile per lui infatti la versione inglese del termine fine settimana ndr). Da qui l’idea di trasformarlo in You can, tu puoi, che ha anche il significato giusto“, spiega Luisa Scapin, pedagogista e coordinatrice della Diaphorà e del progetto al quale parteciperanno i ragazzi e le ragazze che hanno già effettuato un percorso formativo di preparazione.

IL DURANTE NOI  Comincia così per la Diaphorà anche il “durante noi“ che deve necessariamente precedere “il dopo di noi“ concetto sconosciuto fino a pochi anni fa, ma da sempre ben presente nelle vite dei genitori di figli non autonomi. “Dobbiamo cominciare a ragionare sulla vita indipendente che è anche la ragione per cui è nata la nostra associazione. La finalità  – spiegano ancora dalla onlus – è accompagnare i ragazzi con disabilità in un percorso di distacco dalle figure di riferimento e incrementare le competenze possedute in un contesto protetto che richiami l’ambiente familiare,  partendo dal riconoscimento basilare della dignità e unicità della persona che ha il diritto di realizzare il proprio progetto di vita, al di là e oltre i propri limiti, non più come utente oggetto di interventi assistenziali, ma come soggetto attivo”. Facile a dirsi.

IL PROGETTO ABITIAMO – “Il progetto prevede la partecipazione a mini soggiorni, mirati a promuovere prime esperienze di quotidianità condivisa supportati da volontari ed educatori professionali – aggiunge Luisa Scapin – Questo primo step ha come obiettivo quello di raccogliere informazioni utili sulle dinamiche di gruppo tra i ragazzi e sulle abilità domestiche e sociali raggiunte o da potenziare, nonché quello di cominciare a ragionare in modo concreto sulle reali possibilità di una vita indipendente.

ASCOLTA LUISA SCAPIN

IL PRIMO SOGGIORNO  – Il primo mini soggiorno è previsto a marzo, avrà la durata di una notte e sarà effettuato dal sabato pomeriggio alla domenica pomeriggio; i ragazzi partiranno in gruppi di quattro (2 ragazze e 2 ragazzi). “I colloqui con le famiglie, che sono già iniziati, saranno pertanto effettuati gradualmente nell’arco del tempo e mirati a condividere insieme opinioni, dubbi ed ipotesi sul progetto a medio e lungo termine“, spiegano da Diaphorà.

AUTOFINANZIAMENTO – In questa fase l’associazione si autofinanzia, con costi a carico delle famiglie e della stessa Diaphorà, e con il supporto di volontari che metteranno a disposizione i due appartamenti di Latina nei quali sarà realizzata la prima esperienza. “Questo progetto è importante non solo per noi, ma per tutto il territorio e pensiamo possa dare speranza a tanti”, conclude Scapin.

Per la buon riuscita ci sarà bisogno dell’aiuto di tutti, e non solo di quello economico. Sarebbe bello se l’intera comunità di Latina si potesse fare carico di questa e di altre esperienze simili che i genitori stanno sperimentando pensando al futuro dei loro figli più fragili. “Vita indipendente e libertà di scelta sono strettamente connesse all’inclusione nella società delle persone con disabilità ma questo è possibile solo se il soggetto, la famiglia, i servizi e il contesto lavorano in sinergia per il raggiungimento dell’obiettivo”, sottolineano i genitori che credono nel progetto.

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