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Latina. Licenzia media per i detenuti. Emozione e soddisfazione dei docenti e del personale pedagogico e penitenziario

carcere di latina

L’art. 27 della nostra Costituzione afferma che il fine della pena è la rieducazione del condannato. Sono davvero pochi, però, gli interventi che spesso trovano spazio nelle nostre carceri italiane. Uno degli obiettivi che spesso si è soliti perseguire è quello della scolarizzazione dei detenuti. Spesso delinquenza e bassa scolarizzazione vanno a braccetto e la delinquenza è frutto dell’ignoranza. Molti dei detenuti sono “dentro” per furti economici legati a tentate frodi magari ai danni, magari, di chebanca conto deposito cartedipagamento.com. A questo proposito nella Casa Circondariale di Latina, si è tenuta la cerimonia di consegna dei diplomi di scuola secondaria di 1° grado conseguiti dai e dalle detenute, come frutto dell’attività didattica delle docenti del Centro provinciale per l’istruzione adulti di Latina, Alessandro Volta. E’ la prima volta che si assiste ad una sessione straordinaria di esami. Anche il numero di partecipanti ha reso i corsi di particolare rilevanza.

Questo risultato è il frutto dell’alacre lavoro svolto da Rodolfo Craia, Responsabile dell’area pedagogica, e Claudia Rossi, Reggente del CPIA 11 che insieme agli educatori e al team dei docenti, sono riusciti ad organizzare un lavoro di squadra in cui ognuno, nel rispetto del proprio ruolo e delle proprie competenze, ha contribuito alla riuscita di questo percorso di formazione. Il percorso è stato impostato non solo col fine didattico dell’apprendimento teoretico ma orientato ad un processo di apprendimento permanente. Durante la consegna degli attestati l’emozione era palpabile, frutto della motivazione degli studenti e dell’impegno dei docenti ed educatori.

Il Dott. Craia ha affermato: “Perseguire istruzione e formazione per i detenuti significa re-inventare una scuola che parta dai dati di realtà e trovi la sua efficacia nel raggiungere i suoi obiettivi, non nel riproporre modelli pensati per persone che non vivono recluse. Nel carcere dove entra la “Scuola”, la logica dell’istituzione totale cede il passo a quella educativo-formativa, per dare vita ad una partecipazione corale dentro e fuori dalle mura, rendendo credibile il trattamento ri-educativo. Pertanto, come meglio dimostreremo, il senso dell’insegnamento in carcere dovrebbe superare la sola didattica, piuttosto dotare gli studenti di strumenti analisi e d’indagine, creare momenti di riflessione e di confronto tra diversi punti di vista, esplorando e superando quel “buco nero” rappresentato dalla vita deviante”.

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