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Plauso alla rete

Latina, dopo il rapimento ad Al Karama, Ciccarelli: “Contro la tratta serve un fronte unico”

L'assessora ricorda il percorso per la chiusura del campo per restituire dignità e diritti alla parte sana

LATINA – «Contro la tratta delle schiave e degli schiavi serve un fronte unico». Lo chiede l’assessora alle politiche sociali del Comune di Latina Patrizia Ciccarelli dopo il caso della donna rintracciata ad Al Karama dove le avevano tolto il figlioletto di pochi mesi per costringerla a prostituirsi. Una vicenda drammatica per la soluzione delle quale hanno collaborato con la polizia il Pronto Intervento Sociale del Comune di Latina, i Servizi Sociali del Comune di Cisterna e il  Centro antiviolenza gestito dall’associazione Centro donna Lilith coinvolgendo la rete antitratta per garantire la presa in carico delle vittime. “Ringrazio tutti. Sono confortata dal fatto che la donna e il suo bambino siano in questo momento in mani sicure, inseriti in un nuovo percorso di vita. Il loro bene, in questo momento, è la cosa più importante”, dice Ciccarelli che vuole però allargare lo sguardo.

“L’episodio raccontato nelle cronache di questi giorni deve indurci comunque a una serie di riflessioni. La prima è che la riduzione in schiavitù, non solo sessuale, rappresenta un odioso fenomeno trasversale a ogni etnia e ambito culturale. Il lavoro che faccio, con passione e senso di responsabilità, nella rete istituzionale e del terzo settore mi consente di fare questa affermazione senza timore di essere smentita. È un fenomeno che ci preoccupa, perché per combatterlo si richiedono professionalità specifiche e soprattutto un fronte unico da parte di istituzioni e società civile”.

“Il fatto che la cronaca di questo episodio criminale ci riporti ad Al Karama non deve farci commettere un errore che sarebbe imperdonabile – aggiunge –  quello di spostare il focus sulla facile strumentalizzazione. La politica non deve cadere in questo tranello, perché strumentalizzare l’accaduto per alimentare la narrazione dello stereotipo non aiuterebbe di certo il processo di chiusura del campo di Al Karama che oggi è arrivato, finalmente, a buon punto. Siamo infatti vicini alla firma di un protocollo la cui realizzazione richiede come condizione essenziale il coinvolgimento della parte sana della comunità che oggi vive in quel campo. Al netto infatti degli episodi criminali, parliamo di tante persone che vivono in condizioni di estremo degrado, alle quali tutti noi abbiamo il dovere di restituire dignità e diritti”.

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