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Erosione 2

Il Parco del Circeo: “Custodire la duna per arginare il mare e proteggere l’agricoltura”

Intervista al direttore Paolo Cassola: per il ripascimento dolce individuato un giacimento marino di sabbie fini

SABAUDIA  – Salvare la duna per combattere l’erosione. Non ci sarebbe bisogno di spiegare granché sullo stato della nostra costa, che nelle ore in cui scriviamo è investita da un’altra violenta mareggiata, se non fosse indispensabile trasmettere un concetto che resta oscuro a molti. La sabbia dorata di Sabaudia, i chioschi che in estate animano uno dei litorali più spettacolari d’Italia in pieno Parco Nazionale del Circeo, la duna quaternaria che qui è la protagonista del paesaggio, da Sabaudia a Rio Martino, arriveranno a Pasqua letteralmente a pezzi. Un fenomeno che in inverno è fisiologico quest’anno si presenta con tratti drammatici e fa temere il peggio anche a Latina. Potrebbe non bastare più quello che i geologi definiscono “un sistema a geometria variabile” che toglie in inverno e restituisce in estate. Il rapporto è infatti troppo sbilanciato verso il “toglie”. E ogni anno scompaiono dai 25 ai 30mila metri cubi di sabbia.

“La situazione è progressivamente più complicata, le mareggiate si susseguono sempre più con maggiore violenza e i venti arrivano a raffiche da 90 km orari. Proprio per questo  – spiega il direttore del Parco Nazionale del Circeo, Paolo Cassola – è necessario comprendere quanto sia importante custodire la duna che sta lì da 8000 anni. E non parlo solo del valore inteso in senso ambientalista, ma per la capacità che ha di difendere la costa dall’erosione e più all’interno l’agricoltura dall’arrivo dei venti carichi di salsedine”. Se la duna sparisce, gli ecosistemi anche retrodunali sono a rischio.

Parliamo di 25 chilometri di duna litoranea a ridosso di centri urbani con altezze che arrivano a 27 metri, un ambiente unico a livello mediterraneo. “La duna ha una sua vita ed è una riserva naturale di sedimento per la spiaggia che  rallenta l’erosione costiera con le specie vegetali che la popolano anche a ridosso del mare. C’è dunque una reale preoccupazione legata alla distruzione dei sistemi ambientali, e poi c’è la grande preoccupazione per gli operatori economici. Se noi facciamo quello che serve a livello preventivo, – aggiunge Cassola  – parlo di piccoli, medi e grandi interventi per proteggere la duna, e di azioni di medio e lungo termine per impedire che si costruiscano infrastrutture sulla costa, a nord e a sud, abbiamo possibilità di salvare questa risorsa”. Questa è la teoria. E la pratica?

Nell’ultimo anno gli enti non sono stati con le mani in mano, anche se oggettivamente lo stato dei luoghi e la violenza del fenomeno fanno apparire tutto superato dagli eventi.  Per la prima volta gli attori si sono mossi insieme e hanno strappato il protocollo d’intesa stilato a fine febbraio con la Regione Lazio che stanzia fondi (pochi) ma assegna i compiti precisi, e soprattutto accelera alcune procedure fondamentali come quella della caratterizzazione delle sabbie usate per il ripascimento. Gli enti in sostanza hanno fatto  di una cosa burocraticamente farragginosa, un iter semplice capace di dare risposte in tempi corrispondenti alla domanda. “E si è invertita quella tendenza autarchica per cui ognuno faceva per sé”, spiega il direttore Cassola.

L’INTERVISTA

GLI INTERVENTI – Si parte dalla somma urgenza. “Nell’immediato significa raccogliere (a mano) e spostare il materiale organico presente sulle spiagge (tronchi e altro) a protezione del piede dunale  per creare una barriera  e dare una prima risposta all’onda che arriva sempre più violenta. Per il ripascimento con le sabbie fini invece abbiamo individuato un giacimento marino all’imboccatura del porto di San Felice Circeo di circa 100mila metri cubi che, in una logica di leale collaborazione istituzionale, potrebbero essere riutilizzati per avviare le opere”.

COME – Impossibile agire prima di maggio, le mareggiate renderebbero tutto inutile. Ma alla vigilia dell’estate quando il tempo sarà più stabile, la sabbia dragata dal Circeo sarà rilasciata con mezzi a mare dalla linea delle secche fino al bagnasciuga . “In questa stagione  ogni intervento sarebbe uno spreco di danaro e di tempo. Nel frattempo bisogna fare tutto quello che serve per proteggere la duna e le strutture, ma anche prepararci alla prossima stagione estiva in un modo più virtuoso. Parlo della gestione degli accessi pedonali, della ricostruzione del cordone dunale anche a terra, della necessità di regolare traffico e parcheggi, della pulizia manuale, fino agli aspetti dell’educazione e dell’informazione ambientale, sono tutte piccole grandi tessere di un mosaico che compone una gestione intelligente e virtuosa di una risorsa fondamentale”.

IL LIVELLO SUPERIORE – Il Parco Nazionale del Circeo si dice convinto che al di là della competenza regionale sull’erosione, sia necessario fare un salto di livello coinvolgendo direttamente  il Ministero dell’ambiente e delle infrastrutture perché in ballo c’è un sistema ecologico che data 8000 anni, unico a livello europeo di cui tutto il Paese si deve occupare.

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