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estate covid 19

La posidonia oceanica per garantire il distanziamento in spiaggia: l’idea di un ricercatore di Latina

Sergio Cappucci dell'Enea propone pannelli e altri arredi in eco-tessuto imbottiti con la pianta che ossigena il mare

LATINA  – La posidonia può essere usata in spiaggia per garantire il distanziamento tra le persone.  Ebbene sì, parliamo proprio di quella pianta marina le cui foglie, depositandosi a riva, creano disagio quando ci si affondano i piedi, considerata dai più un’alga fastidiosa, ma che alga non è. E’  tutto in un brevetto nato in questo tempo di Covid-19, opera di un ricercatore di Latina, Sergio Cappucci, dell’Enea. Una  soluzione per favorire il superamento dell’emergenza e andare incontro alla nuova stagione balneare, che sarà presto visibile a San Felice Circeo.
L’idea – spiega Cappucci del Laboratorio di ingegneria sismica e prevenzione dei rischi naturali ENEA –  è quella di utilizzare la Posidonia oceanica, una pianta marina che come tutte le piante perde le foglie e si deposita in grandi quantitativi sugli arenili mediterranei, per realizzare barriere di sicurezza ecologiche”. Per spiegare meglio l’utilizzo pratico dell’innovazione sviluppata dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile,   in collaborazione con l’azienda Ecofibra, essa consiste nella realizzazione di pannelli divisori imbottiti con posidonia raccolta e fatta essiccare. Decisamente meglio del plexiglass di cui si è pure parlato a questo proposito, ma impensabile da utilizzare al mare.

I pannelli servirebbero per separare gli ombrelloni e creare dei percorsi di accesso all’acqua, in linea con l’attuale normativa sanitaria. Un test specifico ha riguardato anche la verifica della permeabilità delle eco-barriere realizzate con le foglie cadute da questa pianta acquatica e si è visto che non lo è: l’aerosol infatti non passa, ma viene comunque garantita una discreta ventilazione tra un punto ombra e quello adiacente.

“L’utilizzo durante la stagione estiva di questi dispositivi economici, facilmente riutilizzabili e che possono essere realizzati anche con materiali 100% naturali, consentirebbe di rendere fruibili in sicurezza superfici di costa altrimenti non balneabili e di ridurre la dispersione di aerosol a beneficio della ricettività turistica”, aggiunge Cappucci che ha inventato e brevettato questo eco-tessuto, utilizzabile anche per stuoie, sdraio, cuscini e altri arredi. L’ottica è quella dell’ economia circolare, della protezione dell’ambiente e tutela della biodiversità, offrendo nuove opportunità di sviluppo economico.

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I primi prototipi di questi bio-distanziatori  naturali realizzati in eco-tessuto sono alti un metro e venti circa e larghi due metri, sono dotati di telai in acciaio e fodera in plastica riciclata o in materiali naturali e la cosa essenziale è che non vanno conservati. A fine stagione l’imbottitura può essere semplicemente svuotata sulla spiaggia dove i residui di posidonia potranno tornare a svolgere l’originaria funzione di protezione dall’azione erosiva provocata dalle onde. La Posidonia oceanica infatti, oltre ad essere un importante indicatore dello stato di salute del mare, contribuisce a ridurre i fenomeni di erosione costiera, a produrre ossigeno ed a conservare gli ecosistemi e la biodiversità”, sottolinea Cappucci.

Una soluzione utile anche per  ridurre i costi di pulizia della spiaggia a carico di operatori balneari e amministrazioni locali. Un’operazione che non andrebbe peraltro effettuata e che in alcune aree protette è vietata, se non fosse proprio per quell’antipatia che l’arrivo della Posidonia sul bagnasciuga suscita nei bagnanti. Un recente studio effettuato su 19 spiagge italiane  – spiegano dall’Enea – ha calcolato che in nove anni, dal 2010 al 2018, la rimozione meccanica di posidonia spiaggiata, la cosiddetta “banquette”, ha fatto perdere  un volume di sabbia di oltre 39.000 mc, equivalenti a circa 30.000 tonnellate.

I primi allestimenti del sistema brevettato per il distanziamento in spiaggia, saranno visibili sulle coste del Lazio a San Felice Circeo e Cerveteri nell’ambito del progetto Bargain coordinato dall’Ispra e di cui Enea e l’università Tor Vergata sono partner. Una dimostrazione che durerà tre giorni, anche qui a casa nostra.

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