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l'intervista

Progetto Acquatilis: a Ponza la speciale quarantena dei ricercatori marini

Il materiale girato durante il lockdown sarà il primo documentario sul mondo planctonico

(le foto sono della spedizione Acquatilis e di Armando Macali)

PONZA – Un faro illumina il mare di Ponza di notte e nella chiazza di luce si vedono due sub pronti a immergersi. In lontananza solo i fari di pochi pescherecci. E’ uno degli scatti di Acquatilis, il progetto cui sta lavorando un team internazionale che ha avuto la fortuna di trovarsi sull’isola lunata prima del Covid-19 e lì è rimasto a studiare “l’altro mondo”, quello marino.

Fino a qualche giorno fa c’era silenzio assoluto e l’arrivo del traghetto si udiva a miglia di distanza. Oggi, mentre la vita riprende sull’isola pontina che “studia” come restare Covid free, la spedizione Acquatilis prosegue. Il gruppo di ricercatori di cui fa parte il biologo marino di Latina, Armando Macali è rimasto oltre due mesi in isolamento, ma non certo in clausura, potendo studiare la vita planctonica nella sua fase riproduttiva mentre a terra e sul continente tutto era fermo. Un’occasione unica.

“Siamo stati incredibilmente fortunati a raggiungere l’isola prima che venissero fissate restrizioni al movimento in Italia, con il permesso ufficiale della Guardia costiera di lavorare in mare seguendo tutte le regole e le precauzioni”, ha detto Alexander Semenov il biologo marino che è anche un incredibile fotografo subacqueo conosciuto in tutto il mondo.

Il materiale girato in questi mesi sarà parte del primo documentario che racconta la vita e le abitudini di organismi marini minuscoli, lunghi pochissimi millimetri che fluttuano nel mare aperto sospesi nella colonna d’acqua, piccole astronavi che sono state fonte di ispirazione anche per il cinema, come accaduto con Alien.

Una quarantena diversa certamente, quella dei ricercatori, in un’isola surreale che ora si risveglia. E che ha offerto agli studiosi anche qualche scoperta scientifica. Dopo aver appurato che le meduse mangiano plastica, i ricercatori hanno constatato come la plastica nel mare sia purtroppo in forte incremento e come alcuni organismi abbiano imparato ad usarla come utensile. “Abbiamo visto come un piccolo crostaceo, un gamberetto abbia imparato ad usare  la plastica come una zattera, muovendosi in superficie senza essere visto dagli uccelli predatori”, spiega il biologo marino Armando Macali.

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