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La cerimonia al Ponchielli

Salvò due sorelle dalla deportazione nazifascista, il maresciallo di Sonnino Giuseppe Ippoliti è Giusto fra le Nazioni. Il racconto di Edith

La donna sopravvissuta alla Shoa oggi ha 98 anni e ha trovato i familiari del carabiniere-eroe: "Era speciale, gli devo tutto"

LATINAGiuseppe Ippoliti è Giusto fra le Nazioni. L’alta onorificenza è stata consegnata questa mattina, sul palco del  Teatro Ponchielli, al nipote Paolo Ippoliti, discendente del brigadiere che nel 1943 salvò dalla deportazione nazifascista le sorelle Edith e Trude  Fischhof, mettendo in pericolo la sua stessa vita e quella di sua moglie Teresina Zani che con lui è oggi insignita del riconoscimento più alto dello Stato di Israele.  Lo hanno ricevuto fino ad ora soltanto 392 cittadini italiani. “Mi vergogno di dire che ho impiegato 20 anni per raccontare questa storia. Quando, dopo la Liberazione, sono andata in Palestina in cerca di una terra dove vivere – racconta Edith  –  volevo solo dimenticare. Ero arrabbiata con tutti e non volevo più saperne di nessuno. Poi, una notte sognai Peppino”.

IL RACCONTO DI EDITH – In quel momento della vita, Edith era una donna di 40 anni, sposata e con due figli. Capì che non aveva mai detto “grazie”. Contattò lo Yad Vashem, l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme (imperdibile il Museo per chiunque faccia il viaggio), e raccontò della fuga dall’Austria, della vita successiva vissuta a Fiume,  poi del campo di concentramento di Ferramonti  a Tarsia, in provincia di Cosenza, il più grande campo di concentramento fascista italiano, dell’intervento di Pio XII per far uscire da quel luogo di fame e morte le famiglie con bambini piccoli, e infine di quel carabiniere che li stupì, accogliendoli come persone, nella caserma che dirigeva nella bergamasca dove loro, ormai senza una terra, avevano l’obbligo di presentarsi in quanto ebrei colpiti dalle Leggi Razziali per essere identificati e inviati ad una nuova e sconosciuta destinazione. “E’ la persona più coraggiosa che io abbia mai conosciuto”, dice.

In radio abbiamo raccolto il racconto di Edith

“Una volta arrivati in caserma, impauriti e terrorizzati all’idea che ci rimandassero in Austria,  Ippoliti salutò con rispetto mia madre e mio padre, ci chiese come stavamo e ci fece portare un thè con dei biscotti. Non dimenticherò mai quel thè, non mangiavamo da tanto tempo e mi sembrò la cosa più buona del mondo”, prosegue la sopravvissuta  oggi testimone del Shoah. E’ un fiume in piena e, all’età  98 anni, parla e scrive quattro lingue, e ha la classica aura delle belle persone che si irradia tutto intorno. Nacquero tra la famiglia austriaca e quella del carabiniere un’amicizia sincera e una stima reciproca, si frequentarono, ma nell’inverno del 1943, con il precipitare degli eventi e con i rastrellamenti dei nazifascisti, la famiglia Fischhof fu costretta a dividersi: i genitori trovarono riparo in Svizzera e le due ragazze, raggiunsero la casa dei coniugi Ippoliti a Chiesuola di Pontevico in provincia di Brescia. “Durante l’ultimo incontro  Peppino aveva consegnato a mio padre Richard un foglietto con l’indirizzo dove si sarebbe trasferito con la moglie di lì a poco e gli aveva detto:  “A voi è stata fatta un’ingiustizia terribile, siete una bella famiglia e io sono pronto ad aiutarvi … se sarete in pericolo potete sempre rivolgervi a me, che farò di tutto per aiutarvi” . Mantenne la promessa. Le due ragazze raggiunsero la Cascina Zani, presero un nome italiano, Edith divenne Linda Fiscotti e sua sorella Trude, Rita Fiscotti,  furono fatte passare per parenti, e quando la “copertura” rischiò di saltare gli Zani riuscirono a farle ospitare per un anno intero in un convento, facendo in modo che avessero da mangiare tutti i giorni . “Il pane era razionato, così l’olio e la farina, ma a noi non mancò mai nulla”.

Quando dopo molti anni Edith decise di dire grazie affrontò un viaggio nel tempo e nel dolore, voleva ritrovare il carabiniere-eroe, ma lui era morto. Decise allora di cercare i suoi discendenti, arrivando a Latina dove è tornata in questi giorni.

“Quando è arrivata l’ufficialità del riconoscimento è stato uno dei giorni più felici della mia vita, quando il maresciallo Ippoliti e Teresa Zani sono diventati “Giusti” grazie alla storia che io avevo finalmente raccontato, grazie ai riscontri trovati dai carabinieri in Italia, grazie alle altre poche persone che sapevano e che ci avevano protetto. Ho sempre creduto in Dio e questo mi ha dato la forza e la fiducia”.

LA CERIMONIA – Per  assistere alla consegna dell’onorificenza “Giusto tra le Nazioni” al professor Paolo Ippoliti, pronipote dei coniugi decorati, Edith ha preso un aereo ed è arrivata da Tel Aviv portando con sé la sua famiglia. Pensa che sarà il suo ultimo viaggio in Italia, ma la forza che ha suggerisce altro.  Al teatro “Ponchielli” dell’Istituto Comprensivo Volta di Latina, ha trovato ad accoglierli il professor Gennaro Guarino, il prefetto Maurizio Falco,  l’ambasciatore di Israele a Roma, Dror Eydar, il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Latina, colonnello Lorenzo D’Aloia.

La cerimonia presentata dalla giornalista Alga Madia è stata preceduta dall’esibizione con voce e orchestra degli alunni dell’istituto e dalla lettura di due brani “Il viaggio” e “L’annientamento”, estratti da “Se questo è un uomo” di Primo Levi, accompagnati dalla colonna sonora di Schindler’s List. La cerimonia si è conclusa con la consegna dell’onorificenza, l’esecuzione degli Inni d’Italia e d’Israele ed il concerto della Fanfara della Legione Allievi Carabinieri di Roma.

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