LATINA – “Falcone e Borsellino sono nomi che appartengono a tutti, a Latina e in Italia, come simbolo dell’antimafia. Sono stati e sono un patrimonio di valori. Ecco perché qualunque sia l’argomento del contendere, questo tema non può essere polarizzato a scopi elettorali. Che è invece ciò che sta cercando di fare la Lega non considerando la storia di questo Paese, bagnata dal sangue dei suoi servitori uccisi dalla mafia”. Latina Bene Comune in una nota risponde così alla proposta fatta dal sottosegretario di Governo Claudio Durigon, lanciata a Capoportiere davanti a 100 fedelissimi, di tornare a chiamare i Giardinetti con il nome di Arnaldo Mussolini (fratello del Duce), intitolazione già cancellata nell’immediato dopoguerra e di cui nessuno si ricordava più, fino a quando l’ex sindaco Finestra la rispolverò, ma senza atti formali, che sarebbero stati impossibili in un Paese fondato su una Costituzione democratica e antifascista. La stessa alla quale Durigon ha giurato fedeltà.
“Latina ha voluto dedicare il parco centrale della città a questi due eroi e non è stato tolto alcun nome per farlo. Su Falcone e Borsellino non crediamo si possa essere divisivi, ideologici, né pensare che sia un tema di “sinistra”. Sarebbe un grave errore politico pensare questo e utilizzarlo a scopi elettorali: significa non avere altri contenuti”, si legge nella nota del movimento civico che sottolinea anche – La nostra città, come dimostrano i rapporti dell’antimafia è stata per anni preda delle infiltrazioni. Con Damiano Coletta sindaco, a Latina è stata sbattuta la porta in faccia ai comitati d’affari che puntavano a mettere le mani sulla città. Sono rimasti fuori dalla cosa pubblica grazie ad una gestione attenta, trasparente, senza compromessi, ed ovviamente grazie al lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine, di quei servitori dello Stato che sono rappresentati dalle figure di Falcone e Borsellino”.
Il centrodestra però non ha ancora un candidato ufficiale e chissà se il papabile Vincenzo Zaccheo sarebbe davvero d’accordo sulla proposta dell’altra sera, propagandata come parte di un programma di governo della città di Latina che ancora non è stato presentato.
Come è potuto succedere che un fatto assolutamente pacifico nel 1943 quando, destituito Mussolini dal Gran Consiglio del Fascismo, il Podestà di Littoria cancellò l’intitolazione del Parco, sia oggi di nuovo in discussione? Sembra la maledizione della palude, quella tentazione di guardare sempre indietro restando impantanati. Le nostre radici non sono il Duce, al quale si può riconoscere il progetto delle Città Nuove, sono quelle piantate dalla gente che lavorò per rendere l’Agro redento. Peccato che oggi anche valori che dovrebbero essere condivisi, non lo siano più. Si può essere di destra senza per questo dover inneggiare a un passato che pesa sulle coscienze di tutti perché ha tolto la libertà di pensiero, di espressione e infine, quella personale. E lo stesso vale in maniera esattamente speculare per la sinistra. Il ritorno a valori condivisi è un dovere civico. Guardare avanti una necessità dell’umanità. I nomi che diamo alle cose, così come le parole che usiamo, ci dicono chi siamo. I nomi contano. E il nome del Parco di Latina oggi è Falcone e Borsellino.