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in tribunale

Processo Alba Pontina, 24 anni di carcere a Lallà Di Silvio. Condannate per mafia anche le donne del clan

Il sindaco di Latina Coletta: "Momento fondamentale" Cioffredi: "Non arretriamo di un passo". Risarcimenti alle parti civili

LATINA – E’ stato condannato a 24 anni e due mesi di carcere Armando Lallà Di Silvio, capo dell’omonimo clan di Latina. Con la sua, sono arrivate altre sei condanne emesse al termine del processo Alba Pontina dal collegio penale presieduto dal giudice Gianluca Soana: 15 anni e tre mesi per la moglie del capoclan Sabina De Rosa;   per Francesca De Rosa  3 anni e tre mesi; a Genoveffa Di Silvio 5 anni e 4 mesi; per Angela Di Silvio la pena di 6 anni e 4 mesi; Giulia Di Silvio, 2 anni e 7 mesi; Tiziano Cesari,  3 anni e 7 mesi; Federico Arcieri, 4 anni. Per Armando Di Silvio, Sabina De Rosa e Angela Di Silvio comminata anche la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Sostanzialmente accolte le richieste dell’accusa  sostenuta dai pm Luigia Spinelli e Claudio De Lazzaro.

Per le parti civili, il Tribunale di Latina ha stabilito un risarcimento quantificato in 30mila euro alla Regione Lazio, 40mila euro al Comune di Latina e 10mila euro all’associazione ‘Caponnetto’. 

“La sentenza emessa oggi dal Tribunale di Latina, che ha confermato il reato di associazione mafiosa per il clan Di Silvio nell’ambito dell’inchiesta Alba Pontina, è un passaggio fondamentale nel percorso di legalità che la nostra città ha intrapreso ormai da tempo e che ha sempre rappresentato per questa Amministrazione una priorità – ha commentano il sindaco di Latina Damiano Coletta aggiungendo che il Tribunale ha riconosciuto al Comune di Latina, che insieme alla Regione Lazio si era costituito parte civile, un risarcimento di 40mila euro.”È una grande soddisfazione per tutti noi ma soprattutto per l’intera comunità di Latina che mi onoro di rappresentare. Utilizzeremo questa somma per progetti che riguardano il Bene Comune”.

“La sentenza di oggi  si inserisce in maniera lungimirante nel percorso di  evoluzione della giurisprudenza in materia, secondo i principi delle ultime sentenze della Corte di Cassazione e conferma l’impianto accusatorio degli investigatori che ha consentito di far emergere la natura criminale del sodalizio dei DI Silvio e di accertare che tale clan è risultato molto attivo, per un verso, nella gestione di numerosissime attività di carattere estorsive, consumate in danno di imprenditori, commercianti avvocati e liberi professionisti, per altro verso nel settore del traffico delle sostanze stupefacenti. Oggi è stata pronunciata una sentenza importante che ci spinge tutti a non arretrare di un passo rispetto alla necessità di consolidare quell’alleanza popolare contro le mafie che ha visto in questi anni, proprio a Latina, Istituzioni e cittadini protagonisti di una stagione di legalità”, dichiara in una nota Gianpiero Cioffredi, Presidente dell’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio.

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