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la seduta

Latina, illustrato in Consiglio comunale il Rendiconto 2019, ultimo atto del dirigente Manzi

Proietti: "Un servitore dello Stato che ha speso gli ultimi anni per il bene della nostra città"

LATINA – Non i numeri, ma il metodo; non il documento, ma l’uomo; non il lavoro di un singolo, ma quello di una comunità. Così l’assessore al bilancio del Comune di Latina Gianmarco Proietti ha voluto ricordare oggi, attraverso l’illustrazione dello Schema di Rendiconto Finanziario di gestione 2019, il dirigente del Servizio Finanziario, Giuseppe Manzi scomparso improvvisamente lunedì all’età di 51 anni. Il discorso di Proietti, che era visibilmente commosso, in segno di rispetto e omaggio, è stato pronunciato dall’aula consiliare dove si trovava da solo, mentre la seduta dell’assise si è svolta in videoconferenza. “Oggi, insieme, ritroviamoci nel rendere omaggio ad un servitore dello stato, che ha speso gli ultimi anni della sua vita per il bene della nostra città”, ha detto Proietti.

QUESTO IL TESTO INTEGRALE – 
“Ill.mo Presidente e ill.me Consigliere e Consiglieri,
Sebbene il Consiglio Comunale si celebri a distanza in seduta telematica io, assessore con delega al Bilancio e alle Finanze di questo nostro Comune, sono fisicamente presente nella sala del Consiglio per dare un solenne tributo a chi ha scritto e firmato la delibera n.113/2020 con lo schema di rendiconto di gestione 2019: questa è l’ultima proposta di deliberazione del Consiglio Comunale firmata dal dirigente Ragioniere Capo, dott. Giuseppe
Manzi.
Per questo, proprio qui nella Sala del Consiglio Comunale, desidero presentarvi questa proposta di deliberazione, approfondendone più che il contenuto, il metodo con cui è stata redatta, perché dal metodo emergeranno tutte le qualità professionali e umane del dirigente Giuseppe Manzi.
La presentazione della delibera che avete davanti, in un tempo normale, sarebbe incentrata sul risultato di amministrazione, sui tempi medi di pagamento, sui debiti e crediti delle società partecipate e voi tutti, rappresentanti di differenti parti politiche, avreste esternato valutazioni e commenti forti delle differenti culture democratiche a cui appartenete e consapevoli dei differenti obiettivi che ognuno di voi si prefigge sempre democraticamente, sottolineando da un lato le positività delle scelte e i risultati ottenuti, dall’altro le mancanze, i
limiti e gli insuccessi.
Io invece voglio dirvi che la redazione di questa delibera nasce all’inizio di aprile, e proprio in quei giorni, Giuseppe Manzi mi inviò un file redatto da un nostro studio di consulenza in cui si elencavano i 100 (principali) controlli sul rendiconto 2019. cento. Manzi, sempre sorridendo, non mi sottolineava la complessità del lavoro che la ragioneria doveva portare avanti per avanzare proposte personali o per cercare il consenso dell’organo esecutivo politico, o per lamentarsi, bensì voleva che io comprendessi la complessità della gestione amministrativa che poi si traduce nella quotidianità di ogni singolo lavoratore, di cui Manzi conosceva ogni dettaglio e voleva che insieme ci adoperassimo per farci carico delle fatiche di ogni singolo dipendente, perché testimoniava, da dirigente, che dietro una delibera tecnica e così quasi “meccanica” come il rendiconto di gestione, ci fosse molta più umanità
che burocrazia. E così, dunque, voleva che comprendessi come la politica responsabile deve essere consapevole che dietro ogni richiesta, seppur banale, c’è una complessità di relazioni umane che costruiscono quello che la nostra Costituzione chiama “lavoro” e sul quale fondiamo l’intera repubblica: dietro anche solo una delibera.
Mentre quella che leggete è la delibera firmata da Giuseppe Manzi, essa è il risultato del lavoro di una comunità, non di una squadra, non di un gruppo, seppur affiatato, ma di una comunità: perché Manzi aveva impostato la struttura del servizio da lui diretto attraverso una cura attenta della relazione: una comunità in cui, ognuno consapevole del proprio ruolo e dei propri confini, sa lavorare con e per l’altro: e se da un lato la lettura di un rendiconto di gestione potrebbe essere noiosa e criptica, dall’altro ognuno di voi sa quanto fosse piacevole
frequentare la ragioneria per il clima di accoglienza e serenità che si creava ogni giorno.
Il confronto che Manzi proponeva prima di ogni deliberazione con la parte Politica, non era mai banale, né tantomeno formale. Nasceva da una cura sistemica che aveva nello studio della Pubblica Amministrazione.
Fuori da ogni retorica, è bene e giusto approfondire, anche davanti a questo rendiconto, il rapporto delicato tra Politica e Tecnica, proprio prendendo come testimonianza Giuseppe Manzi.
La separazione delle funzioni, descritta nel D.lgs. n. 29 del 1993: “Razionalizzazione delle organizzazioni delle amministrazioni pubbliche e revisione della disciplina in materia di pubblico impiego,” novellato nel 1998 e in seguito confluito nel D.lgs. n. 165 del 2000, in primis è deputata ad assicurare l’imparzialità dell’amministrazione, garantendo l’autonomia dei dirigenti rispetto alle possibili pressioni messe in moto dalla classe politica e, in secondo luogo, l’attuazione del programma politico, quindi degli obiettivi e delle finalità che il dirigente è chiamato a concretizzare. Giuseppe Manzi è stato un fine conoscitore delle normative ma soprattutto un attento studioso, che aveva ben compreso lo spirito della distinzione tra chi è chiamato a dare un indirizzo politico e chi a costruire la possibilità della scelta e la sua conseguente realizzazione: il grande sforzo al quale ogni giorno si dedicava, è stato proprio quello di raggiungere il massimo possibile di conoscenze obiettive da porre alla base delle decisioni politiche.
Nella costruzione dell’azienda Speciale, nel risolvere con cura le spinose questioni legate al fallimento di Latinambiente, nella complessità della liquidazione di SLM, nella valutazione dei crediti e dei debiti di Acqualatina, nella descrizione chiara della situazione della società terme di Fogliano, nella gestione dei Tributi come di servizi a lui distanti dalla sua formazione, l’Ufficio Europa, per esempio, nella organizzazione dei Bilanci accantonando in termini legali le cifre necessarie e obbligatorie evitando all’ente ogni possibile dissesto: studiava con dedizione, e proponeva alla parte politica le opportunità di scelta e attendeva con rispetto cosa la politica scegliesse. Manzi è stato il progettista serio e scrupoloso di un impeccabile e ben funzionante navigatore satellitare, ma per viaggiare occorre una meta, e definirla spetta alla Politica, d’altronde Seneca diceva che non c’è vento propizio per il marinaio che non ha una meta. E il dirigente del Servizio Ragioneria e Bilancio è stato
sempre rispettoso di ogni ruolo.
In questi confini ben delineati e chiari, sapeva muoversi con sicurezza mai indietreggiando con fermezza su una categoria che, apparentemente Politica, guidava tutta la sua operatività tecnica: la prudenza, quella straordinaria (perché fuori da una visione ordinaria) virtù del voler guardare lontano per mirare al bene comune. Ogni singola riga di bilancio che potete leggere anche da questo ultimo suo rendiconto, se letta in controluce, fa trasparire questa sua attenzione che potrebbe, da una politica puramente competitiva, apparire come pavidità, mancanza di coraggio, come un tarpare le ali di un entusiasmo immaturo, ma invece la prudenza che appare negli ultimi Bilanci del Comune di Latina è quella rete sicura che ha permesso e permette a tutti noi e ai nostri cittadini di poter
continuare a sperare.
La speranza non è mai utopia. Essa si alimenta con la creatività dell’intelligenza politica e con la purezza della passione civile. È la speranza che sprona all’azione e all’intraprendere. E Giuseppe Manzi, nella sua discrezionalità, nel suo operare silenzioso, ha lavorato quotidianamente costruendo la struttura portante perché fosse garantita la libertà a tutti noi (maggioranza e anche minoranza) di operare delle scelte, quindi di fare politica. L’uso non preventivato di questo metodo di ascolto-consenso reciproco ha permesso l’originarsi di
quello che, mi permetto di citare quel che Aldo Moro disse riguardo la Costituente, possiamo definire il «gusto di consentire», salvaguardando l’autonomia di ciascuno. Tutto questo delicato sistema di rapporti che ho tentato di descrivervi avendo nel cuore e nella mente la figura di Giuseppe Manzi, è quel sistema che abbiamo definito, proprio nella presentazione del Bilancio di Previsione, generativo. E Giuseppe Manzi, nella sua dedizione a
risolvere ogni questione tecnica posta sul tavolo dai colleghi e dai politici, nella cura per creare un clima sempre collaborativo, nella sua postura mai arrogante ma sempre autorevole,  sulla sua disponibilità al dialogo con tutti, nella sua consapevolezza responsabile che ogni numero di bilancio significasse servizi, lavoro, assistenza, cura alle persone, ha fatto sì che si potesse costruire dentro e fuori dal palazzo comunale, un sistema appunto generativo,
esempio per tutti i cittadii.
Avremo modo, illustrissime consigliere e consiglieri, di continuare a confrontarci, di discutere anche animatamente, perché la dialettica fa parte della sfera politica ma oggi, insieme, ritroviamoci nel rendere omaggio ad un servitore dello stato, che ha speso gli ultimi anni della sua vita per il bene della nostra città”.

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