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intervista al dg Giuseppe Visconti

Ponza e Ventotene immuni prima dell’estate: il programma della Asl di Latina

Il punto sulla campagna vaccinale, l'adesione dei medici di famiglia "obbligatoria". Lo strano caso de "Le Farfalle" Terracina

PONZA – Ponza e Ventotene immuni entro l’estate. E’ uno degli obiettivi fissati nella programmazione della Asl di Latina per rendere le due isole sicure in vista dell’arrivo dei turisti. La notizia è stata data oggi dal direttore generale Giuseppe Visconti in visita sull’isola con il responsabile della campagna vaccinale, Loreto Bevilacqua, in occasione dell’avvio delle somministrazioni agli ultraottantenni, ma anche a fragili, forze dell’ordine e altri soggetti a rischio. In tutto quasi duecento dosi da somministrare, arrivate domenica pomeriggio sulla maggiore delle Pontine a bordo di un elicottero della Guardia di Finanza partito da Pratica di Mare.

“Nella programmazione che ci stiamo dando c’è l’obiettivo di vaccinare progressivamente tutta la popolazione realmente residente a Ponza e Ventotene in modo che per l’estate le due isole siano completamente coperte o comunque per la gran parte”, spiega Visconti al quale abbiamo chiesto di illustrare il punto della situazione.

L’avvio delle vaccinazioni presso i medici di famiglia è un segnale che fa ben sperare, ma quanti sono i medici che hanno realmente aderito?

Gli ultimi accordi con la Regione Lazio si sono chiusi sabato e siamo già al 50% dell’adesione, ma siamo sicuri che arriveremo a completamento. La vaccinazione fa parte dei Lea (i livelli essenziali di assistenza), quindi al pari della vaccinazione antinfluenzale la possibilità di non aderire è limitata a pochissimi casi. Le mancate adesioni devono essere eccezioni, non la regola.

Direttore c’è sempre qualcuno che non è contento, e diciamo la verità, tutti vorremmo vedere questa campagna vaccinale decollare veramente. 

Stiamo lavorando con grande determinazione e attività e devo ringraziare la Regione Lazio e tutti, il problema dell’approvvigionamento dei vaccini è un problema di tipo nazionale ed europeo. E voglio dire una cosa: noi abbiamo aperto  l’Unità di Crisi tredici mesi fa, il 28 di gennaio, e da allora lavoriamo sette giorni su sette, quindi approfitto per ringraziare infermieri, medici, collaboratori, dirigenti, davvero tutti.

Sulle vaccinazioni ai fragili? Hanno atteso a lungo e ora ci sono le tre modalità di presa in carico: ma quando si comincia?

Abbiamo già vaccinato dializzati e trapiantati, ora andremo avanti con le categorie indicate dal Ministero della Salute che li ha divisi in fasce, non per esenzione, ma per patologia clinica. In settimana partiremo con gli oncologici nei nostri centri ospedalieri, mentre  i fragili che non sono nelle strutture ospedaliere saranno vaccinati dai medici di famiglia. Ma tutto dipende dalla disponibilità di vaccini, questo va considerato, averne di più è fondamentale, altrimenti c’è sempre qualcuno che rimane indietro, ma era davvero difficile fare diversamente.

Si può parlare già di un primo effetto delle vaccinazioni sui contagi nel territorio della Asl di Latina?

Tra i positivi si sta abbassando drasticamente l’età media, quindi vuol dire che tra gli ultraottantenni il vaccino sta funzionando, quelli già vaccinati sono in una situazione di sicurezza, per questo continuiamo su questa strada, anche a domicilio, sono tanti stiamo parlando di migliaia di persone. A livello nazionale e anche regionale l’età media dei contagi è scesa a 44-45 anni, nettamente più bassa del primo lockdown e anche rispetto a settembre-ottobre. Quindi gli effetti cominciamo a vederli, anche tra gli operatori sanitari dove siamo quasi a zero contagi.

E Rsa e Case di Riposo?

Abbiamo praticamente finito, ma dove ci sono stati cluster prima del vaccino si deve aspettare 60-90 giorni e questo allunga i tempi.

E nella struttura Le Farfalle a Terracina? Il cluster è recente ed erano stati vaccinati.

Qui, dobbiamo studiare. Probabilmente pazienti e operatori stavano già incubando il virus quando sono stati vaccinati, ma è difficile prevederlo in anticipo. E’ la prima volta che capita e questo sarà oggetto di studio da parte dei nostri infettivologi, per capire che cosa può essere successo.

L’audio dell’intervista

 

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