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il racconto

Al Goretti di Latina, storie di straordinaria sanità ai tempi del Covid-19. Lichtner: “Abbiamo imparato il gioco di squadra”

Tante donazioni da ristoratori, associazioni, farmacisti e ora Wind Tre. Telefoni e tablet per sorvegliare i pazienti

LATINA –  Un paziente di 80 anni in Rianimazione per Covid-19 non vuole supporto respiratorio, non può essere intubato e si oppone al casco. “Quando glielo abbiamo messo e siamo poi rientrati in stanza se lo era tolto e lo aveva appeso all’asta per la flebo –  racconta la professoressa Miriam Lichtner, dirigente dell’Unità di Malattie Infettive dell’ospedale di Latina –   Lo sguardo del paziente, la sorpresa, è una scena che non dimenticherò”. Ma è solo una delle immagini di straordinaria sanità che arrivano dal Goretti in questi giorni di emergenza:  alcune sono drammatiche, altre di speranza, nella struttura sanitaria riconvertita velocemente per essere dedicata all’emergenza Coronavirus e che ora, proprio come il signore ottantenne contagiato, resiste.

“E’ come se fossimo finiti in un film, una realtà inimmaginabile fino a poco tempo fa. Ma dopo una prima fase di shock, di tutti noi, medici, infermieri e di tutto il personale, abbiamo cominciato a ragionare sulla strategia migliore da adottare, sia quella organizzativa che è appannaggio della direzione, sia personale, e devo dire che tutti hanno reagito nel modo più razionale e utile alla situazione”.

IL RACCONTO

I posti letto di Malattie infettive sono cresciuti da 18 a 23, 12 sono diventate le camere a pressione negativa. Sono stati poi riconvertiti completamente interi reparti dell’ospedale e il laboratorio ha cominciato a lavorare ai tamponi garantendo da un minimo di due ad un massimo di quattro corse di provette al giorno. E si è formata un’equipe multidisciplinare coordinata dalla professoressa Lichtner, che collabora alla gestione dei casi: “La chiave di volta è stata intanto concentrarci su questa problematica e dare tutti la massima disponibilità restando in ospedale dodici ore e più. Tutti i sono messi in gioco”. Infettivologi, pneumologi, la medicina d’urgenza, il laboratorio per i tamponi, il personale infermieristico con le caposala che sono riuscite a gestire le stanze “organizzandole come se fossero dei piccoli ospedali indipendenti”, formare i nuovi medici che sono arrivati avendo la massima cura alla loro protezione ma anche fornendo gli strumenti necessari a renderli indipendenti in reparto sono alcune delle cose fatte.

“Tutto questo e la capacità di collaborare fra diverse specialità in maniera unitaria sono le cose positive che questa esperienza ci lascerà e che spero  ci aiuterà anche ad affrontare meglio il lavoro futuro”, sottolinea Lichtner.

“La cosa più impressionante è come si muove la malattia, le condizioni dei pazienti possono peggiorare repentinamente e precipitare da un momento all’altro. Persone che stavano discretamente che nell’arco di quattro, cinque giorni devono essere intubate. Abbiamo osservato che questo accade soprattutto quando si ritarda l’avvio delle cure, magari attendendo a casa con la febbre alta per giorni”.

LE TERAPIE SPERIMENTALI – In tutta Italia e nel resto d’Europa mancano i posti di Terapia Intensiva: “Dal punto di vista organizzativo lo sforzo che si sta facendo è massimo, ma avere tanti posti di terapia intensiva occupati significa avere altrettante vite appese ad un filo. Quello che dobbiamo fare è intervenire precocemente con le terapie antivirali e con quel poco  che abbiamo a disposizione –  spiega la docente della Sapienza – Dobbiamo scegliere strategie per contenere i danni e agire rapidamente”. Certamente un po’ di luce anche al Goretti  l’ha accesa il farmaco per l’artrite reumatoide già sperimentato in Cina, ma sono in corso altri studi autorizzati dall’Aifa e questa è un’altra delle cose da fare mentre si corre per salvare la vita ai pazienti:  iscrivere i ricoverati con Covid alle sperimentazioni con un lavoro burocratico lungo. “In questo abbiamo ricevuto l’aiuto prezioso di una nostra dottoressa che è a casa in maternità e che da remoto immette i dati nel sistema lasciando noi liberi di lavorare sul campo”.

LE DONAZIONI – Sono arrivati a Malattie Infettive dieci telefoni e cinque tablet: “Ci aiuteranno a comunicare meglio con i pazienti facendo delle videochiamate parlando direttamente con loro dalla medicheria, senza entrare più volte nelle camere a pressione negativa vista anche la scarsità dei dispositivi di sicurezza. E’ una donazione di Wind Tre che ringraziamo. Stiamo ricevendo tanto aiuto, dai ristoratori ai giovani farmacisti, dalle associazioni e questo ci conforta e ci sostiene”, conclude Lichtner

IL PAZIENTE SOCIAL – E’ dal reparto di Malattie Infettive del Goretti che “trasmette”, intervenendo in trasmissioni e sui social, Fausto Russo, il coraggioso osteopata 38enne di Minturno che sin dai primi momenti della malattia ha deciso di raccontare e raccontarsi sui social: “In alcuni momenti ho pensato di non farcela – ha dichiarato ora che sta meglio –  Il respiro è vita e se manca, ti manca la vita”. Fausto dopo una fase molto critica è in riabilitazione polmonare.

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