LATINA – La signora Maria sorride a viso aperto quando sente la voce del figlio collegato in videochiamata con l’Hospice San Marco. La sua malattia non le consente di essere perfettamente orientata nel tempo e nello spazio e nessuno conosce davvero quale sia il suo stato di coscienza. A lei però è sufficiente quel suono familiare, ascoltato tante volte quando era in salute e vigile, per essere felice. E’ per questo che, con il Covid, la telemedicina è entrata anche negli hospice, un tablet o uno smartphone sono oggi l’unico modo che esiste per poter consentire alla famiglia di far visita quotidianamente a un malato terminale, salvo rarissime eccezioni.
Con la dottoressa Michela Guarda, responsabile infermieristica dell’ Unità di Cure palliative e presidente dell’associazione Insieme per l’Hospice San Marco – ODV di Latina abbiamo provato a guardare il coronavirus e i danni che sta producendo, da quest’altra prospettiva cercando di raccontare come la pandemia abbia cambiato anche questo momento, di chi si prepara ad affrontare la fase finale del suo percorso. E cosa è cambiato nell’assistenza domiciliare ai pazienti.
C’è poi un altra questione: “Di fronte a una pandemia così importante e catastrofica – spiega la dottoressa Guarda – l’obiettivo è massimizzare il numero delle vite salvate e questo è giusto. Ma forse si dovrebbe riflettere anche sull’importanza di minimizzare la sofferenza di chi potrebbe non sopravvivere e i palliativisti dovrebbero essere presenti negli ospedali, anche solo come consultenti”.
Ne abbiamo parlato su Radio Immagine proprio con Michela Guarda.
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