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la pandemia

Covid, il virologo molecolare di Latina Italo Tempera: “I vaccinati sono meno contagiosi e i test antigenici affidabili”

Due preprint dimostrerebbero che si possono e si devono cambiare le regole

LATINA Italo Tempera è uno degli scienziati pontini che più si stanno prodigando per aiutare chi non ha competenze scientifiche a interpretare i dati sul covid. Lo fa su Facebook, scrivendo dagli Usa dove si è trasferito per lavorare, ora, al Wistar Institute di Filadelfia.  Questa volta il virologo molecolare di Latina dà conto di due lavori scientifici che riportano i risultati di due studi che “secondo me  – spiega – dicono cose molti importanti soprattutto in questo momento della pandemia”.

I VACCINATI SONO MENO CONTAGIOSI  – “Il primo studio – spiega Tempera –  eseguito da un gruppo dell’Università di Ginevra, è stato condotto su 384 pazienti infettati con SARS-Cov-2. In questo lavoro, sono stati analizzati i tamponi nasofaringei dei pazienti ed è stata fatta una comparazione tra i livelli di RNA misurati tramite PCR e la titolazione del titolo virale, ovvero delle quantità di virus effettivamente infettivo. Questo è uno dei primissimi lavori (se non addirittura il primo) in cui si esegue un test per saggiare le particelle di virus in pazienti; una cosa molto importante perché solo le particelle virali sono quelle in grado di infettare le persone. Da questo lavoro è emerso che esiste una bassissima correlazione fra quantità di RNA virale e titolo virale (ovvero particelle virali infettive). Inoltre, mentre i livelli di RNA virale sono comparabili fra vaccinati e non vaccinati, i vaccinati hanno una significativa riduzione del titolo virale, ovvero rilasciano molte meno particelle infettive, in altre parole sono molto meno contagiosi dei non vaccinati. L’importanza di questo lavoro è che dimostra come sia scarsa la correlazione fra la quantità di RNA del virus rilevata in una persona e la contagiosità di quella stessa persona”.  Proprio quello che si sta valutando oggi  per stabilire le nuove misure restrittive: “In soldoni – conclude Tempera – misurare la quantità di RNA per stabilire la contagiosità di un individuo non è il mezzo migliore per stabilire quanto un soggetto positivo sia in grado di infettare altre persone. Ancora di più nel caso di soggetti vaccinati, i quali, se infettati, sono molto meno contagiosi dei non vaccinati”.

TAMPONI A CONFRONTO, VALIDI GLI ANTIGENICI – C’è poi uno studio che riguarda i tamponi oggi sotto accusa. Spiega il virologo: “Sono stati analizzati simultaneamente tramite PCR (tampone molecolare) e tampone rapido antigenico, 731 persone che si sono recate in un centro di screening nell’area di San Francisco, USA. Questo lavoro è stato condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università della California. L’importanza di questo lavoro è la simultaneità dell’analisi fatta, che permette quindi una diretta comparazione dei due metodi di test. Sulla base dei risultati ottenuti emerge che la sensibilità dei test antigenici (BinaxNOW rapid antigen test) comparata al tampone molecolare è del 95%, e dell’82.1% quando paragonata ad analisi con PCR settata con una soglia molto alta di sensibilità. Un’altra importante osservazione che i ricercatori hanno fatto è che i test antigenici riconoscono con la stessa sensibilità sia la variante Delta che quella Omicron. Sulla base di questi dati si dimostra come i tamponi rapidi antigenici rimangano al momento uno strumento molto importante nella gestione della pandemia”.

CONCLUSIONI –  Tempera spiega poi che riflesso potrebbero avere questi studi sulla gestione pratica della pandemia oggi.  “Questi lavori ci dicono che per uscire dalla quarantena davvero basterebbe solo il test antigenico negativo ancora di più nel caso di soggetti vaccinati con doppia o terza dose –  conclude Tempera –  Anche le affermazioni che i vaccinati se si infettano sono contagiosi come i non vaccinati alla luce di questi dati risulta essere non vera: chi si vaccina, in caso di infezione è decisamente meno contagioso di un non vaccinato infetto. In conclusione, spero che qualcuno del comitato tecnico scientifico legga questi dati e sulla base di questi risultati si renda conto che in questa fase della pandemia il test molecolare, ovvero la PCR, non è uno strumento efficace per determinare l’infettività di una persona soprattutto se questa, in quanto vaccinata, produce anticorpi neutralizzanti.

“Spero che questi dati vengano letti da quegli esperti che stanno andando in televisione in questi giorni a dire che i tamponi antigenici sono inaccurati al 50%, aumentando solo la confusione e creando molta tensione nella gente che li sente”.

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