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l'interrogazione

Fabio Gianfreda, quei siti che istigano al suicidio sempre attivi. Ascari (M5S): “Il Governo si adoperi per oscurarli”

Marco Gianfreda, il papà: "Sarebbe una cosa semplice da fare". La famiglia lavora per far nascere un osservatorio sul disagio giovanile

LATINA – Una interrogazione parlamentare della deputata Stefania Ascari ha riportato in questi giorni alla ribalta delle cronache la dolorosa vicenda di Fabio Gianfreda, il 19 enne di Latina che nel dicembre 2020 si è tolto la vita dopo aver ingerito un composto chimico che aveva acquistato facilmente on line facendolo consegnare a casa del nonno, certo di non destare sospetti visto l’approssimarsi del Natale.
“Fabio  – ricorda Ascari – stava vivendo un momento di vulnerabilità e su internet ha trovato non aiuto, ma istruzioni dettagliate su come farla finita”. Per questo la parlamentare cinquestelle ha rivolto un’interrogazione ai ministri Schillaci, Piantedosi, Nordio e Valditara per chiedere che cosa il Governo italiano possa fare  “per chiedere di individuare, monitorare e oscurare i siti che diffondono contenuti esplicitamente riconducibili all’istigazione al suicidio, avviare un tavolo interministeriale e un protocollo nazionale di prevenzione coinvolgendo scuole, famiglie, enti locali e associazioni”. Ascari si unisce così alla battaglia dei genitori di Fabio, Marco Gianfreda e Lisa Perillo che a Latina hanno fondato l’associazione Io sono Enea e puntano ora a far nascere un Osservatorio permanente sul disagio giovanile. Di questo si parlerà il 12 settembre, in un convegno che si terrà a Frascati, al quale hanno aderito anche il Comune e la Provincia di Latina.

Ne abbiamo parlato con Marco Gianfreda per Gr Latina

IL TESTO DELL’INTERROGAZIONE DI ASCARI  – “Fabio Gianfreda aveva 19 anni quando, nel dicembre 2020, si è tolto la vita dopo aver ingerito un composto chimico facilmente reperibile online, che circola liberamente e senza restrizioni, ma letale anche in piccole dosi.
Fabio stava vivendo un momento di vulnerabilità e su internet ha trovato non aiuto, ma istruzioni dettagliate su come farla finita.

Esistono, infatti, spazi in cui si insegna – letteralmente – come togliersi la vita.
Forum, chat, siti nascosti o meno, in cui vengono diffuse istruzioni dettagliate, consigli su metodi, sostanze, tempi.
Luoghi frequentati soprattutto da adolescenti e giovani adulti in cui si favorisce l’istigazione, attraverso pratiche autodistruttive e normalizzando l’autolesionismo e il suicidio.

Numerosi episodi, anche recenti, sono stati collegati all’attività di questi gruppi.
E proprio in memoria di Fabio è nata l’associazione Io sono Enea, con cui sono in contatto e che denuncia questi spazi online tossici e richiede con urgenza strumenti per proteggere i giovani e rimuovere rapidamente i contenuti dannosi dal web.

Perciò ho depositato un’interrogazione ai Ministri Schillaci e Piantedosi per chiedere di individuare, monitorare e oscurare i siti che diffondono contenuti esplicitamente riconducibili all’istigazione al suicidio, avviare un tavolo interministeriale e un protocollo nazionale di prevenzione coinvolgendo scuole, famiglie, enti locali e associazioni.

In Italia manca un sistema efficace e coordinato per monitorare e intervenire tempestivamente. Eppure, la nostra Costituzione tutela il diritto alla salute. E la salute mentale dei più giovani è oggi sotto attacco.
Bisogna intervenire per trovare una soluzione.”

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